ZAMENHOF ART

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SEDI ESPOSITIVE PERMANENTI:

Vi.P. Gallery

Valcamonica

Virgilio Patarini

Arte Contemporanea

via Nazionale, 35,

25050 Niardo (BS)  

Aperta  venerdì, sabato e domenica h16,30-19,30 (salvo eventi o mostre particolari) Altri giorni e orari su appuntamento. Ingresso Libero. 

Cell. 3392939712; 

E-mail: galleria.zamenhof@gmail.com

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Galleria ItinerArte - Vi.P. Gallery Venezia

Rio Terà della Carità -1046 Dorsoduro  - VENEZIA

(dal 1 settembre 2021)

Per orari apertura vedi spazio dedicato. Ingresso Libero. Cell. 3392939712; E-mail: galleria.zamenhof@gmail.com

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Museo di Nadro - Area 42 - Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardp (BS)

DAL 6 SETTEMBRE 2021 in collaborazione con ArchExperience

Spazi espositivi a Nadro (Ceto) in via Piana 29 e in via Piana 42-

Aperto tutti i giorni dalle 9 alle 16 (orario invernale: fino alle 17 in estate) - dal 20 dicembre al 20 febbraio: tutti i giorni dalle 10 alle 14- sabato e domenica fino alle 16

tel 0364 433465

Vi.P. Gallery

Milano  Virgilio Patarini

Arte Contemporanea

Alzaia Naviglio Grande, 4  MILANO

CHIUSA DAL 1 SETTEMBRE 2021 Cell. 3392939712; E-mail: galleria.zamenhof@gmail.com

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IL NET-WORK

GALLERIE E SPAZI con cui ZAMENHOF ART e VI.P. GALLERY collaborano stabilmente

MUEF Art Gallery

via Angelo Poliziano, 78b - ROMA

Direzione artistica: Francesco Giulio Farachi, in collaborazione con Roberta Sole

E inoltre:

Museo CaMus di Breno (BS) 

Museo Le Fudine di Malegno (BS) 

Torre Medievale di Cividate Camuno (BS)

e altre realtà in Valcamonica

(vedi pagina dedicata alla Biennale della Valcamonica)

ZAMENHOF ART in 3 punti e poche parole

 

1. Dal 1998 ad oggi Zamenhof Art ha organizzato oltre 400 mostre a Milano, Roma, Napoli, Torino, Venezia,  Ferrara, Piacenza, Lecce e in tutta Italia e realizzato circa 150 cataloghi d'arte, una decina dei quali con l'Editoriale Giorgio Mondadori.

2. Gli spazi gestiti in permanenza, dal 1998 ad oggi, a Milano, sono stati : la Basilica di S. Celso (1999-2002), l'Atelier Chagall (2003-2013), la Galleria Mirò (2005/2006), la Galleria Zamenhof (2008-2013), lo Spazio E (dal 2013). A Torino: la Galleria20 (2013/2014). A Ferrara, 2015-2016 la Camel Home Gallery. 

3. Tra gli spazi più prestigiosi che hanno ospitato mostre e progetti Zamenhof Art, nel corso degli anni, ricordiamo: Castel dell'Ovo a Napoli (2016), Palazzo Racchetta a Ferrara (2010-2015), Palazzo Zenobio a Venezia (2012), Castello di Carlo V a Lecce (2010, 2011, 2012), Castello Estense di Ferrara (2010), Pinacoteca Civica e Palazzina Liberty di Imperia (2009), Castello Malaspina di Massa (2010), Palazzo Guidobono a Tortona (2012)

 

Pur avendo talvolta (raramente) realizzato mostre o cataloghi di artisti storici o storicizzati (come ad esempio Mario Schifano o Riccardo Licata), l'attività di Zamenhof Art è rivolta principalmente alla promozione di artisti giovani o comunque emergenti, out-siders, selezionati sulla base della qualità e dell'originalità, senza nessuna indulgenza a fenomeni di moda, a ragioni di censo o a clientelismi: artisti che siano capaci di coniugare perizia di esecuzione tecnica e freschezza di idee, tradizione e avanguardia, radici culturali e originalità.

 

UN'IDEA DI ARTE CONTEMPORANEA CHIAMATA "ZAMENHOF ART"

 

" Il tempo delle Avanguardie è finito. Si è aperto con l’Impressionismo e si è chiuso con la Transavanguardia. Per oltre un secolo ogni nuova generazione di artisti ha cercato di smarcarsi dalla generazione precedente proponendo una nuova, differente idea di arte contemporanea. Ora tutto questo sembra non funzionare più. Il meccanismo pare inceppato. A partire dal discorso generazionale.

Il progetto espositivo ed editoriale che da anni risponde al nome di “Zamenhof Art” mette in luce proprio ciò, presentando, di volta in volta, in contesti diversi e con diversi abbinamenti e articolazioni, una nuova ‘generazione’ di artisti che anzichè inseguire il nuovo a tutti i costi, rinnegando il lascito delle generazioni precedenti, cerca piuttosto di definire un linguaggio comune per l’arte contemporanea, una sorta di “koinè”, facendo tesoro delle ‘invenzioni’ delle Avanguardie, attraverso un paziente, complesso, raffinato processo di sintesi e contaminazioni.

E una prova lampante che un certo ‘meccanismo’ sia saltato balena agli occhi di tutti se si sofferma l’attenzione, senza pregiudizi ideologici, su di un fatto concreto, tangibile, facilmente riscontrabile: da molti anni ormai si è annullato un qualsiasi significativo ‘scarto generazionale’. Non a caso nel selezionare opere e artisti per questo progetto che in definitiva mira a definire al meglio che cosa si intenda per ‘Post-Avanguardia’ si è dovuto sempre necessariamente prescindere da vincoli generazionali. 

Per la prima volta, da oltre un secolo a questa parte, artisti di tre generazioni differenti stanno uno accanto all’altro e parlano (più o meno) la stessa lingua. E ad ascoltarla con attenzione ci suona come una lingua nuova e antica allo stesso tempo: inaudita eppure riconoscibile. Originale ma decifrabile". (V.P.)

Aspettando la Biennale

Venezia, Galleria ItinerArte, 1-30 aprile 2017

 

Vedi qualche video dei check sound e/o di momenti dei concerti cliccando qui:

 

VIDEO VENEZIA 2017 


Quando l’arte incontra la musica. Una rassegna di artisti e cantautori emergenti, all’insegna di una originalità prêt à porter

 

Direzione artistica e curatela: Virgilio Patarini. Organizzazione: Zamenhof Art

 

Dal 1 al 30 aprile 2017, negli spazi della Galleria fondata da Maria Novella dei Carraresi e collocata proprio accanto alle Gallerie dell’Accademia, un ricco e articolato programma di ben 9 mostre con protagonisti 13 artisti contemporanei, abbinato a una mini-rassegna musicale.

Le mostre (7 personali e 2 tri-personali) spaziano dal figurativo all’astratto, indagando spesso e volentieri i territori di confine tra i generi e gli stili: tra figurazione e astrazione (Bracci, Urbani De Gheltof, Ferrara), tra fotografia e pittura (Carta), tra astrazione, figurazione e poesia visiva (Patarini, Zilotti). Oppure le possibilità contemporanee di una figurazione (Maruotti, Pavesi, D’Amico) o di una astrazione (Citerni, Bernardi, Mazzella, Fazio) che potremmo definire “2.0”.

Sul versante musicale, ogni sabato pomeriggio, in concomitanza col vernissage di due mostre simultanee, si esibirà un giovane cantautore italiano in un mini-concerto in acustico, chitarra e voce, in cui presenterà un assaggio di 30/40’ della propria produzione originale, per un programma che oscilla tra il pop e il rock, con testi in italiano (Cranchi, Solfrini) e in inglese (Testi, Cipollini). Sul versante teatrale un finale a sorpresa per il finissage della rassegna, domenica 30 aprile 2017. 

Tutto a ingresso libero.

 

Qui sotto il programma e a seguire i dettagli dei singoli eventi

PROGRAMMA MOSTRE

1 - 7 aprile 2017

Spazio Rio Terà

 

Anna Urbani de Gheltof,

Abbagli e colori sulla via del ritorno

 

 

Spazio Campiello

 

Anna Maria Bracci,

Tra figurazione e astrazione

 

 

8 - 14 aprile 2017

Spazio Rio Terà

 

Vito Carta, Epifanie

 

Catalogo Mondadori

 

 Spazio Campiello

 

Liana Citerni, Bagliori e battiti d’ala

Catalogo Mondadori 

15 - 21 aprile 2017

Spazio Rio Terà

 

Franco Maruotti, Paesaggi del Gargano

 

Spazio Campiello

 

Walter Bernardi / Ezio Mazzella / Dennis Fazio,

Tre personalità a confronto

 

 

22 - 28 aprile 2017

 

Spazio Campiello

 

Mario D’Amico, Metafisica 2017

 

Catalogo Mondadori

Spazio Rio Terà

Claudia Ferrara / Francesca Pavesi / Laura Zilocchi,

Tre personalità a confronto

29 - 30 aprile 2017

Spazio Rio Terà e

Spazio Campiello

Virgilio Patarini, 

Una singolare pluralità

 

Cat. Mondadori

PROGRAMMA EVENTI

Sabato 1 aprile 2017, ore 17,30

Mini concerto (durata 30/40')

 

Enrico Cipollinichitarra e voce

 

Presentazione dell'album Stubborn Will

Ingresso libero  

Sabato 8 aprile 2017, ore 17,30

Mini concerto (durata 30/40')

 

Davide Solfrini,

chitarra e voce

 

Ingresso libero

 

(con presentazione

del nuovo EP

"Vestiti male")

  

 

Sabato 15 aprile 2017, ore 17,30

Mini concerto (durata 30/40')

 

Massimiliano Cranchi,

(Cranchi Band)

chitarra e voce

 

(con presentazione del nuovo album "Spiegazioni improbabili")

 

Ingresso libero 

Sabato 22 aprile 2017, ore 17,30

Mini concerto (durata 30/40')

 

Enrico Testi

(The Dice)

chitarra e voce

 

(con anteprima di brani del nuovo album)

 

Ingresso libero 

Domenica 30 aprile, ore 18,30

Spettacolo teatrale:

DIARIO DI UN PAZZO da Gogol

Di e con Virgilio Patarini

Lunedì 1 maggio, ore 17,30

Finissage della Rassegna con l'happening poetico-musicale POETRY HAPPENING

e con un prologo tratto da "Moloch"

Con Gianni Venturi, Eugenio Squarcia, Virgilio Patarini


PRESENTAZIONE EVENTI E PROTAGONISTI

Sabato 1 aprile 2017, ore 17 apertura mostre personali di A. URBANI DE GHELTOF e A. M. BRACCI), ore 17,30 concerto di E. CIPOLLINI

Foto allestimento e vernissage

Mini concerto acustico di Enrico Cipollini che eseguirà brani del suo nuovo album Stubborn Will, in concomitanza col vernissage delle due mostre personali parallele di Anna Urbani De Gheltof, Abbagli e colori sulla via del ritorno (Spazio Rio Terà) e Anna Maria Bracci, Tra figurazione e astrazione (Spazio Campiello). Le due mostre saranno visitabili fino al 7 aprile, tutti i giorni dalle 11 alle 13 e dalle 15,30 alle 18,30. Chiuso il lunedì mattina.

 

Ecco una breve presentazione dei tre protagonisti, del concerto e delle due mostre

 

Enrico Cipollini giovane chitarrista, cantante e autore per diverse band come Underground Railroad, Free Jam e Violassenzio, ha di recente intrapreso un progetto solista acustico con il quale ha ultimato il suo primo disco intitolato Stubborn Will. La sua musica è principalmente radicata nel folk, nel blues e nel country. In questa veste ha già ottenuto diversi riscontri positivi aprendo i concerti per diversi artisti fra cui Pulp Dogs (con Vince Pastano e Antonello D’Urso), Paolo Bonfanti, la cantautrice americana Laura Crisci, la band statunitense Hollis Brown e altri. Nell’Agosto del 2015 ha svolto anche alcuni concerti a Londra in diversi locali tra cui the Alley Cated è inoltre stato invitato all’edizione 2015 del festival internazionale Karel Music Expo di Cagliari tenutasi ad Ottobre. Sempre nel 2015 si è aggiudicato il concorso organizzato dal Music Academy di Bologna, guadagnandosi il diritto di suonare a Londra nel prestigioso locale the Bedford il 19 Novembre. Suona e scrive brani originali anche nelle band di cui fa parte come Underground Railroad e Free Jam, spaziando dal rock blues al funk. Con queste band si è esibito per due volte al prestigioso Pistoia Blues Festival oltre a numerosi club e manifestazioni (Imola in Musica, Ferrara Buskers Festival, Naima).

 

Stubborn Will è Il primo album da solista di Cipollini uscito nel luglio scorso e presentato per la prima volta live a Venezia in questa occasione. Dopo diverse esperienze con band come Underground Railroad, Free Jam e Violassenzio, si assiste qui ad un ritorno alle radici del songwriting quasi interamente acustico, dalle influenze folk, country e blues. Nato quasi per gioco come un EP da regalare agli amici Stubborn Will si è trasformato in un vero e proprio album molto velocemente,  al passo con l’attività live che ha visto Enrico ottenere subito ottimi riscontri (Karel Music Expo di Cagliari, apertura di diversi concerti per Hollis Brown, Paolo Bonfanti, Veronica Sbergia, Pulp Dogs, Laura Crisci etc.). All’interno del disco i brani si snodano fra quelli più minimali a quelli “full band” dove Enrico si è avvalso della collaborazione di ottimi musicisti come Chiara Giacobbe al violino e voce, Iarin Munari alla batteria,  Roberto Catani al basso e Andrea Franchi al violoncello, un viaggio diviso in 13 tappe attraverso generi e stili diversi.

 

Anna Urbani de Gheltof vive e lavora a Padova. Laureata in lettere, ha insegnato materie letterarie nella scuola media. Ha frequentato un corso di specializzazione in Storia dell'Arte presso l'Università  di Padova e, per un periodo, la Scuola libera del nudo a Venezia. Il percorso artistico iniziato con lo studio e l'analisi del "reale" si avvicina ora a esercitazioni più astratte, laborioso risultato di una ininterrotta ricerca della sintesi, che si avvale dell'"abbozzo" per conferire a ciascun lavoro dignità  di opera "finita", preservandone la vitalità  e l'immediatezza. Questa sperimentazione continua ad essere l'orientamento di un impegno indirizzato a scegliere, senza esitazione, come attività  elettiva, la pittura, quale espressione intima dell'uso del segno e del colore, per dare forma al sentimento, alla fantasia, al sogno.

 Sue opere si trovano al "Museo del Vetro d'Arte e delle Terme" di Montegrotto Terme (Padova), alla "Galleria Sciortino" di Monreale (Pa), al Museo dei Colli di Galzignano Terme (Padova) e in collezioni private. Ha partecipato a numerose collettive in Italia ed all'estero e tenuto personali di rilievo, ottenendo segnalazioni da parte della critica. È presente in diverse pubblicazioni e cataloghi a carattere nazionale.

Tra le principali mostre più recenti ricordiamo: la personale “Non solo donna” nel 2013 al Museo Internazionale del Vetro d’Arte e delle Terme Montegrotto Terme Padova, la collettiva tematica “Dramatis Personae” a cura di Virgilio Patarini, a Palazzo della Racchetta, Ferrara, nel giugno 2013 e alla Galleria 20 di Torino, nell’ottobre 2013 e poi al Castel dell’Ovo a Napoli dal 15 gennaio al 14 febbraio 2016; la personale “Pazza…d’amore per te” alla Galleria La Rinascente, Comune di Padova, settembre 2013; il Premio “ Il Segno “ a Palazzo della Racchetta, Ferrara 201; la Collettiva “35 anni di Arte” della Ass. Cult. Città di Padova alle Scuderie di Palazzo Moroni, Padova 2013.

 

Scrive della mostra Abbagli e colori sulla via del ritorno la stessa Anna Urbani de Gheltof: “I lavori esposti in questa occasione sono stati concepiti in treno, ”sulla Via del Ritorno”, quando da Mestre, dove viveva mia madre, ritornavo nella mia casa, a Padova.

Dal finestrino osservavo gli orizzonti di terra e di cielo, pieni di forme, rese distorte e dilatate dalla sua velocità, quasi fosse lui stesso, il treno, a guardare con “i suoi occhi” una natura magicamente in movimento, mentre nello spazio della mia anima, quelle visioni si sommavano ai teneri affetti appena scambiati con l’anziana madre, dopo la giornata trascorsa con lei.

Il ricordo dei soli infuocati, dilatati su azzurri al tramonto, hanno trasformato la sequenza di quei viaggi in immagini filtrate da colori in vibrazione e trasparenza, come guizzi di bagliori che “abbagliando”, si sono ridefiniti nella dimensione di paesaggi e di volti.

Sono nate così le “Astrazioni” presenti in questa esposizione, ma anche i volti femminili che, pur nascondendo lineamenti familiari, descrivono “donne metropolitane” che emergono da città appena accennate sullo sfondo, per vestirsi del rosso del sole e dei colori del cielo, delle nuvole, dei tramonti e dei crepuscoli che, mentre abbagliavano i miei occhi, lasciavano nella mia mente spunti preziosi di creatività.

In seguito a questa mia importante esperienza di vita ho scelto di intitolare questo evento: “Abbagli e Colori sulla Via del Ritorno” perché, ora che Lei non c’è più, avverto con forte emozione che le affascinanti fonti di ispirazione di questo mio dipingere sono forse un suo Dono segretamente lasciatomi per sollecitarmi a plasmarle in sorrisi di struggente felicità e di poetica nostalgia.

Pertanto, alle opere proprie del tema indicato, ho voluto aggiungere il quadro “La Madre” in ricordo di Lei che è stata per me musa ispiratrice e modella prediletta, un ritratto che appartiene ad un mio ciclo pittorico del passato, ma che esprime tutto l’ immutato affetto per Colei a cui questa mostra desidero  dedicare”.

 

Anna Maria Bracci è nata a San Ginesio nelle Marche. Attualmente vive a Milano dove lavora nel suo Atelier sul Naviglio Grande. Tra le principali mostre personali: nel 1978 alla Galleria "Sant'Ambroeus" di Milano, nel 1983, ancora a Milano, espone le sue opere alla Galleria Valori e, nel 1984 propone una mostra al Circolo Filologico sempre di Milano. Nel 1987 è alla Galleria Bovara di Lecco e, nel 1990 al Centro Incontri di Milano. Nel 1999 porta una mostra alla Basilica di S. Celso a Milano e, nel 2000 è a Sainte Agnes in Francia dove presenta “Les peintres du soleil". Nel 2002 Raffaele De Garda presenta la sua personale alla Fondazione Mantovani di Milano, infine nel 2005 espone le sue opere alla Libreria Mondadori e nel 2006 alla Galleria Mirò di Milano. Tra le principali mostre collettive ricordiamo nel 1973 a Palazzo Isimbardi a Milano, nel 1979 la  Biennale d'Arte che si tiene a Palazzo Reale a Milano e, nel 1989 è nella Collettiva Internazionale al Municipio di Montmartre di Parigi. Nel 1996 partecipa alla collettiva al Kunstgalerie-Atelier di Freiburg, in Germania e, nel 1997 e 1998 è in permanenza alla Sojo Art Gallery di Amsterdam. Nel 2007 è presente agli “Archivi del 900” di Milano. Nel 2009 espone le sue opere nella collettiva "Oltre la realtà", che si tiene alla Pinacoteca civica di Imperia, Nel 2010 partecipa a “Post-Avanguardia”, che si tiene al Castello degli Estensi a Ferrara, al Castello Malaspina di Massa e al Castello di Carlo V a Lecce. Ancora nel 2010 partecipa alla 5° biennale d'arte di Ferrara nella Sezione "Ut poesi pictura". Nel 2012, partecipa alle collettive “Koinè” e “La via italiana all’Informale: ultime tendenze” che si svolgono entrambe a Palazzo Zenobio a Venezia. Nel 2014 “Corpo/paesaggio informe" al Ferrara Art Festival, Palazzo Della Racchetta, e  "Alma mater materia" Complesso Museale Ricci –Oddi di Piacenza.

 

Nota critica: Anna Bracci, Tra Figurazione e Astrazione - “Nella complessità articolata delle composizioni di Anna Maria Bracci c’è una ricerca deliberata e costante di armonia ed immediata semplicità. Sembra un paradosso, ma l’arte della Bracci di paradossi si nutre. E di ossimori, di contraddizioni apparenti. Nulla è lasciato al caso nell’equilibrio dinamico che l’artista marchigiana costruisce attraverso la giustapposizione di forme, materiali e colori differenti, in un gioco calibrato di pesi e contrappesi, e di contrapposizione tra gli opposti (...) Tutto appare in qualche modo ‘necessario’ e tale impressione è suggerita non solo dall’effettivo equilibrio, ma anche dal fatto che tali composizioni sono sorrette da un disegno deciso che definisce gli spazi, che determina i rapporti tra forme, colore e materia, un disegno spesso evidenziato, sottolineato da un ampio segno nero che talvolta si fa a sua volta campitura d’ombra. Ed è questo segno nero e marcato che suggerisce un’aura tragica a questi mondi sospesi. (...)”. Virgilio Patarini 

Sabato 8 aprile 2017, ore 17 apertura mostre personali di VITO CARTA e LIANA CITERNI, ore 17,30 concerto di DAVIDE SOLFRINI

Foto allestimento e vernissage

Simultaneamente nei due spazi in cui si articola la Galleria (lo Spazio Campiello e lo Spazio Rio Terà), apertura delle due mostre personali dedicate rispettivamente a Vito Carta (“Epifanie”) e Liana Citerni (“Bagliori e battiti d’ala”) con mini-concerto in acustica del giovane cantautore Davide Solfrini, che presenta per la prima volta a Venezia brani del suo ultimo EP intitolato “Vestiti male”. Entrambe le mostre sono corredate da un catalogo pubblicato dall’Editoriale Giorgio Mondadori, nell’ambito del progetto “Cross Over”, anche questo a cura di Patarini. 

Le due mostre saranno visitabili fino al 14 aprile, tutti i giorni dalle 11 alle 13 e dalle 15,30 alle 18,30. Chiuso il lunedì mattina.

 

Ecco una breve presentazione dei tre protagonisti, del concerto e delle due mostre

 

VITO CARTA, EPIFANIE

NOTA CRITICA. Quelle che affiorano nella luce cangiante della memoria di Vito Carta sono immagini inquiete: volti, corpi, scenari… fotogrammi che galleggiano in una luce che cambia, a tratti morbida, tenue, soffusa, a tratti abbacinante e tagliente. La memoria è il flusso, la corrente che le trasporta, le sparpaglia, le accosta, le mischia, le sovrappone, le allontana, le deforma: scompone e ricompone i contesti in cui le immagini stesse trovano nuove combinazioni, nuova luce, nuovi colori, nuovi significati. Perché Vito Carta sa bene che la memoria è una compagna infedele che mente con abilità, ma spesso nei suoi inganni, nelle sue bugie si nascondono rivelazioni spiazzanti e realtà insospettabili. E l’artista, come un giocoliere, usa l’inganno e la menzogna per raccontarci la verità, attraverso immagini che si rivelano vere e proprie, spiazzanti epifanie. (Virgilio Patarini)

NOTA BIOGRAFICA. Vito Carta è nato nel 1957 a Milano, dove ha a lungo vissuto e lavorato. Attualmente risiede in un borgo sui colli piacentini. Ha svolto e svolge la professione di fotografo free-lance professionista. Costantemente e volentieri al margine del discorso ‘produttivo’ come fotografo, a causa delle personali ispirazioni ed esigenze artistiche, nel 1995 imbocca la strada artistica esponendo per la sua prima mostra al Centro Lavoro Arte di Milano. In seguito concentra l’attenzione sulla costruzione di un dialogo più diretto possibile e spontaneo con lo spettatore delle sue immagini. Non impantanato nei nuovi immensi orizzonti delle possibilità digitali, senza rifiutare la tecnologia, ma rivolgendosi allo studio della pittura per esprimer meglio la tensione comunicativa, sceglie la via di una fusione sintetica fondata sulla necessaria e vitale pratica espressiva manuale, senza mai abbandonare o disconoscere la matrice di suo universo artistico che è nato dalla fotografia. L’esigenza di una sempre maggiore espressività si convoglia sul versante stilistico verso il tema della labilità dell’immagine e della realtà, sempre vissuta come ricordo autobiografico, e sul versante contenutistico, idealmente contrapposto, verso una esasperazione ‘violenta’ dell’emotività. Numerose le collaborazioni editoriali, con la realizzazione di tavole illustrative, come ad esempio per la De Agostini di Novara e l’illustrazione di volumi per la Cedam. Tra le molte esposizioni personali e collettive degli ultimi anni si segnalano, à rebours: nell’aprile del 2017 la personale alla Galleria ItinerArte di Venezia; nel 2016 la collettiva “Contro un vizio” allo Spazio Zerouno di Barletta, e le collettive tematiche “Trans-Figurazione” alle Grotte del Boldini a Ferrara e “Dramatis Personae” a Castel dell’Ovo a Napoli; nel 2015 le mostre personali a Palazzo Racchetta nell’ambito del Ferrara Art Festival, a Milano allo Spazio E sul Naviglio Grande e a Piacenza nel Complesso Museale Ricci Oddi, oltre che la collettiva tematica “Dramatis Personae” a Milano allo Spazio E e allo Spazio Libero 8 sui Navigli e sempre al Complesso Museale Ricci Oddi a Piacenza, e una collettiva allo Spazio Zerouno di Barletta; nel 2014 altre mostre collettive sempre a Palazzo Racchetta per il Ferrara Art Festival e allo Spazio Zerouno; nel 2013 la personale a Torino, alla Galleria 20 e a Milano all’Atelier Chagall e la collettiva “Koinè 2013” alla Galleria Zamenhof di Milano; nel 2012 la personale allo Studio Jelmone di Piacenza, due collettive a Palazzo Zenobio a Venezia (“Discorsi sulla Realtà” e “Koinè 2012), una all’Atelier Chagall di Milano (“Il velo di Maya”)e al MCA di Cannes. Nel 2011 Vito Carta partecipa al Carousel du Louvre a Parigi, al Salon d’Artes Plastiques di Bèziers, alle mostre “Oltre l’infinito” allo Spazio Officina di Roma, “Arte come forma poetica” a Palazzo Racchetta di Ferrara e “Arte e Emocao” a Lisbona, e viene segnalato al Premio Il Segno 2011, dopo essere stato selezionato tra i finalisti. Stesso percorso con selezione tra i finalisti e segnalazione tra i premiati anche all’edizione precedente del Premio Il Segno, nel 2010 (in Giuria, tra gli altri, Rossana Bossaglia e Paolo Levi). Molte le esposizioni personali e collettive anche negli anni precedenti, in gallerie private e spazi pubblici a Milano, Ferrara, Venezia, Parigi, Bologna, Treviso, Agrigento, Bergamo e in tre diverse occasioni (nel 1999, nel 2000 e nel 2007) all’Espace d’art “Mille Feuilles” La Marsa-Tunis.

 

LIANA CITERNI, BAGLIORI E BATTITI D’ALA

NOTA CRITICA. È la luce il filo d’Arianna che può consentire di penetrare nel Dedalo della produzione pittorica di Liana Citerni e raggiungerne forse il cuore, la stanza segreta, senza perdersi, senza soffermarsi troppo e invano su aspetti secondari, importanti ma non cruciali. Proviamo a seguirlo, allora, questo filo di luce. (…) Ecco, proviamo a mettere a fuoco... Sprazzi, bagliori di una luce intermittente, radioattiva, illuminano a tratti la materia magmatica e rutilante. Talvolta è un lampo che attraversa lo spazio virtuale del quadro separando zone, zolle, placche telluriche che si contrappongono tra di loro. Altre volte la luce si irradia in modo da definire i piani e la profondità dello spazio immaginario evocato dalla superficie della tela dipinta, creando una contrapposizione tra campiture cromatiche che balzano in primo piano e altre che restano sullo sfondo. (…) Nella pittura di Liana Citerni la luce è l’accento finale che contribuisce a rendere più spiccata la grande aporia che soggiace ad ogni quadro, (…) E in generale questa unica grande aporia potremmo definirla con una serie di ossimori rivelatori: disordine organizzato, bilanciato disequilibrio, movimento estatico, materia spirituale… oppure, citando un celebre romanzo e relativo film d’autore: Caos calmo. Nell’uso del colore, nella qualità del gesto e nell’uso della materia è tutto un gioco di pesi e contrappesi, alla ricerca, quadro dopo quadro, di una inarrivabile inquieta armonia. Un’armonia inquieta, un’armonia elusa e al tempo stesso allusiva, evocativa, colma di presagi e di segni, di significati fuggitivi eppure incombenti: inquieta come il battito d’ala di una farfalla, o come il bagliore di un lampo in un cielo affocato. (Virgilio Patarini)

NOTA BIOGRAFICA. Maremmana d’origine, da anni residente a Vizzolo Predabissi (MI), partecipa attivamente al gruppo di artisti di “Peschierarte” e conserva della sua origine il tratto fiero e “graffiante”, il gesto rapido e conciso d’artista che stende pezzature cromatiche secche e scabre per poi graffiarle, ferirle e inciderle in modo da rilevare l’immagine.

Laureata in giurisprudenza alla Statale di Milano inizia la professione di docente presso l’Istituto Bassi di Lodi dove incontra l’artista toscano Vittorio Corsini, collega e amico, che la incoraggia a iniziare il suo percorso artistico. Nella bottega d’arte di Mario Tapia, pittore e scultore di fama internazionale, punto d’incontro abituale, apprende lo studio del colore e delle sue armonie. Alla morte del maestro, sarà il suo allievo preferito Fabio Cuman, artista poliedrico e geniale, a indirizzarla verso la ricerca di nuove forme d’arte come quella dell’astratto; un mondo nuovo e affascinante che la rapisce immediatamente e le consente di tradurre in immagini, visioni suscitate per lampi ma sempre covate nell’intimo, come quella del mare, la cui presenza ricorre tanto frequentemente nella sua prima produzione.

Altri maestri come Giuseppe Beccarini, Bruno De Santi e Mario Fasani contribuiscono ad affinare la sua pittura.

Negli anni ha partecipato a svariate mostre. Tra le ultimissime ricordiamo le personali al Caffè letterario di Lodi nel giugno 2015, al Golf club di Crema nel maggio 2016, allo Spazio Libero 8 sull’Alzaia Naviglio Pavese di Milano nel maggio 2016; inoltre, sempre nel 2016 la Collettiva tematica “Tra Ragione e Sentimento. Dall’astratto geometrico all’Informale” alle Grotte del Boldini in occasione dello “Underground Art Festival” di Ferrara nel mese di luglio, alla Galleria ItinerArte di Venezia nell’agosto e alla galleria Muef Art Gallery di Roma nel mese di ottobre. E sempre nella Galleria ItinerArte di Venezia è in programma una sua mostra personale nell’aprile 2017.

 

DAVIDE SOLFRINI, VESTITI MALE

LA MUSICA DI SOLFRINI. C’è un mondo, Il mondo dei luoghi lontani dai riflettori, il mondo di un milione di solitudini che anche se messe insieme non riescono proprio a farsi compagnia, un mondo di uomini e donne che si guardano dentro e non trovano ciò che il mondo perfetto che sta intorno a loro vorrebbe che trovassero. Ecco: la musica di Davide Solfrini nasce proprio dall’esigenza di descrivere con senso critico ed ironia questa zona d’ombra presente fuori e dentro di noi, e la sua bravura sta nel fatto di saperlo fare con parole semplici ed immagini intense, puntando innanzitutto sul racconto di storie, a volte crude ed a volte più naìf e surreali. Anche i riferimenti e l’ispirazione del sound nei dischi di Solfrini vengono da un mondo non proprio italiano, la prima impressione che si ha all’attacco di ogni brano infatti è quella di addentrarsi in una produzione d’oltreoceano (o almeno d’oltremanica); il fantasma dei primi R.E.M., degli Smiths o di tanta musica wave di quegli anni è presente in maniera pregnante e decisiva nelle chitarre e nelle atmosfere di questo cantautore nato a Cattolica (RN) nel 1981. Insomma, Davide Solfrini ci porta per mano ad assistere ad un insieme di storie sospese nello spazio e nel tempo, ognuna con un suo mondo sonoro di riferimento. Il piccolo mondo stretto, caotico e talvolta grottesco, dove gli individui si accalcano nel poco spazio ed al contempo si perdono in un doloroso vuoto interiore. Ci sono canzoni come “Bruno”, che attraverso la storia di un tossicodipendente ci racconta tutto il lato più oscuro e doloroso dei “favolosi” anni ’70 e ’80, qui ad esempio è l’eroina a dettare la disgregazione dei sogni di un futuro perfetto di genitori perfetti per il loro figlio perfetto. Mi piace il blues” riporta il monologo di uno sconclusionato musicofilo che molesta i giovani nei bar sciorinando loro tutta la sua conoscenza sul mondo del blues e del rock’n’roll. Ma Davide Solfrini è capace anche di scrivere semplici e toccanti canzoni di amore e di perdita, come “Mai più ogni cosa” , “Equilibrio”, “Marta al telefono” (dall’album “Muda” – New Model Label, 2013) e “Animali” (da “Shiva e il monolocale: EP”, 2011).

DAVIDE SOLFRINI. Il cantautorato in italiano di Davide Solfrini (Cattolica, 1981) è il punto di arrivo dopo un viaggio lungo tutto il mondo, senza mai spostarsi dalla sua Romagna. Un percorso iniziato accompagnando la superstar di Woodstock Country Joe McDonald, proseguito suonando basso e chitarra in formazioni Afro-dance e passato per produzioni cantautorali in italiano e inglese che lo portano ad entrare nel circuito indipendente italiano e ad essere spesso ospite, anche con live in studio, di “DEMO” lo storico programma di RAI Radio Uno. Nel 2013 "MUDA" ottiene ottime recensioni ed è il protagonista del 95°appuntamento de Un disco per l'Europa, rubrica realizzata dalla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Dal gennaio del 2015 Davide è stato in tour per presentare LUNA PARK, il suo penultimo, poliedrico, disco, uscito per l’etichetta New Model Label. Ed ora è la volta dell’EP “Vestiti male”, sempre New Model Label, uscito in queste settimane.

Sabato 15 aprile 2017, ore 17 apertura mostre di FRANCO MARUOTTI e di BERNARDI-DI FAZIO-MAZZELLA, ore 17,30 concerto di MASSIMILIANO CRANCHI

Foto allestimento e vernissage

Simultaneamente nei due spazi in cui si articola la Galleria (lo Spazio Campiello e lo Spazio Rio Terà), apertura delle due mostre dedicate rispettivamente a FRANCO MARUOTTI (“Paesaggi del Gargano”) e W. BERNARDI, D. FAZIO, E. MAZZELLA (tripla personale intitolata “Sulla via dell’astrazione”) con mini-concerto in acustica del giovane cantautore mantovano MASSIMILIANO CRANCHI, che presenta per la prima volta a Venezia brani del quarto Album appena pubblicato e intitolato “Spiegazioni improbabili” (New Model Label).

Direzione artistica e curatela: Virgilio Patarini. Organizzazione: Zamenhof Art (Milano-Ferrara-Napoli), in collaborazione con Le Pleiadi (Venezia).

Le mostre sono visitabili fino al 21 aprile, tutti i giorni dalle 11 alle 13 e dalle 15,30 alle 18,30. Chiuso il lunedì mattina. Ingresso libero.

Qui di seguito una breve presentazione dei tre eventi e relativi protagonisti

Sopra foto rappresentative

 

FRANCO MARUOTTI, PAESAGGI DEL GARGANO

"Nella pittura di Franco Maruotti i quadri si squadernano allo sguardo del visitatore come appunti di viaggio, ma quello che esplora l’artista pugliese è il paesaggio della sua terra: gli alberi, le colline, gli scorci di mare, gli scogli… e dunque questo viaggio rappresenta anche un continuo ritorno alle origini. Questo esploratore del Gargano, con rapidi e guizzanti schizzi presi durante le sue lunghe passeggiate tra macchie mediterranee, rocce, e scorci marini riflette ogni giorno sul suo rapporto con la sua terra nativa. Ogni roccia della montagna, ogni scoglio sul mare, ogni trabucco nella tempesta o scorcio di paese pugliese racconta dell’uomo e del suo rapporto con le sue origini.

Dello schizzo questi quadri hanno la rapidità del segno: l'affastellarsi delle spatolate di colore ricorda la rapidità di un tratteggio a matita che non indugia sul particolare, ma cerca di cogliere l'essenza di quello che si guarda. Ma poi è evidente che l'aspetto visivo subisce l'effetto deformante della memoria, che mischia il colore con le emozioni e imprime alle spatolate ritmi e intensità incalzanti che scompongono la realtà del paesaggio fino al limite dell'astrazione: le impressioni visive vengono così trasfigurate e gli schizzi di viaggio diventano appunti di un diario tutto intimo e personale. E la visione si fa introspezione, racconto di sé, del turbinare delle proprie emozioni.". (Dall’omonimo Catalogo Mondadori, a cura di Virgilio Patarini)

 

WALTER BERNARDI /DENNIS FAZIO /EZIO MAZZELLA, TRE PERSONALITA’ A CONFRONTO “SULLA VIA DELL’ASTRAZIONE”

Bernardi, Fazio e Mazzella, diversi per generazione e città di origine (cinquantenne di Imperia lo scultore Fazio, più maturi e rispettivamente di Milano e Belluno i pittori Mazzella e Bernardi) hanno però due cose in comune: l’essere da sempre attivissimi animatori di esperienze collettive e la ricerca di una pittura “astratta” nel senso etimologico del termine. Ezio Mazzella è uno dei fondatori del “mitico” gruppo milanese dei “Pittori di via Bagutta” che negli anni Sessanta diedero vita ad una clamorosa “occupazione artistica” della via con conseguente manifestazione artistica poi negli anni successivi “istituzionalizzata”; Walter Bernardi negli anni Settanta entra a far parte del Gruppo Zed e negli anni Ottanta è tra i fondatori  del Gruppo artistico “ La Meridiana” tuttora molto attivo nel bellunese; anche Dennis Fazio è stato protagonista di iniziative analoghe in Liguria, ultima delle quali il progetto di Museo all’Aperto “Arrogna NaturArte” a Pieve di Teco.

Sul versante della ricerca artistica tutti e tre questi “sperimentatori” muovono da una figurazione più o meno classicheggiante ben presto abbandonata per una “astrazione” che dagli spunti visivi offerti dall’osservazione della realtà muovesse verso una sintesi e una rappresentazione di un mondo ideale o immaginario: dal “fenomenon” al “noumenon”, per dirla in termini di filosofia kantiana.

 

LA MUSICA DI MASSIMILIANO CRANCHI.

Cranchi vive sul Po. Il progetto “Cranchi” nasce nel 2010 dall’incontro tra Massimiliano Cranchi e Marco Degli Esposti. Un progetto artistico che vede al centro un cantautore, aperto però a contributi e collaborazioni di diversi musicisti che da anni lo accompagnano e costituiscono una realtà affiatata e consolidata, come una vera band e negli anni la musica è stata proposta in concerto nelle formule più disparate, dal semplice acustico chitarra e voce al trio con la presenza del violino fino ad arrivare alla band di otto elementi per gli spettacoli teatrali. Il luogo di origine è la provincia più profonda, lungo le rive del Po, dove, si incontrano Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.

“È canzone d’autore che sa di pianura e di fiume, di gente che vede le montagne ma non le ha mai scalate, che sente il profumo del mare ma non lo ha mai navigato” come ama definire lo stesso Cranchi, ma, nonostante la forza delle radici, c’è molto altro. Il primo cd, “Caramelle Cinesi” esce nel Febbraio del 2011. Cd intimo e riflessivo sul tema dell'amore e del viaggio mentre nel 2012 esce “Volevamo Uccidere Il Re” (In The Bottle Records), composto e arrangiato da Massimiliano Cranchi insieme a Marco Degli Esposti con la partecipazione di Federico Maio (batteria) e Simone Castaldelli (basso). Nel disco troviamo “Ho Lasciato Il Tuo Amore” che nel 2016 è entrata nella colonna sonora del film “I Cormorani” di Fabio Bobbio.

I Cranchi sono stati ospiti della serata finale del premio Tenco 2013. A Febbraio 2015 esce il terzo disco della banda: “Non Canto Per Cantare”, pubblicato da In The Bottle Records e New Model Label, con distribuzione Audioglobe. L’album è un concept ispirato e dedicato a Victor Jara, cantautore cileno e alle vicende che hanno portato alla dittatura nel paese sudamericano. Si tratta di un album politico ma allo stesso tempo di un album poetico, in bilico tra due anime. Il disco è stato accompagnato da un tour di oltre 50 date che ha portato Cranchi ad esibirsi anche in Cile. È ora la volta di questo quarto album intitolato “Spiegazioni improbabili”… Tra un concerto e l'altro Cranchi e la sua banda vivono sulle rive del Po. 

Sabato 22 aprile 2017, ore 17 apertura mostre di MARIO D'AMICO e di FERRARA-PAVESI-ZILOCCHI, ore 17,30 concerto di ENRICO TESTI

Simultaneamente, nei due spazi in cui si articola la Galleria  inaugurazione delle due mostre dedicate rispettivamente alla personale di Mario D’Amico “Metafisica 2.0” e alla tripla-personale di C. Ferrara, F. Pavesi e L. Zilocchi intitolata “Tra astrazione e figurazione”, con un mini-concerto in acustica del giovanissimo cantautore ferrarese Enrico Testi.

 

Il confronto tra artisti di generazioni, regioni e back-ground diversissimi a cui si assisterà sabato pomeriggio a Venezia sarà una dimostrazione plastica di come nell’arte e nella cultura contemporanea siano cadute tutte le classiche barriere generazionali, di genere e regionali all’insegna di un’arte e una musica contemporanea molto “liquida” e di “attraversamento”: un ferrarese ventenne con la sua musica che attinge al Rock californiano può dialogare con un pittore romano ottantenne che si rifà al magistero della Metafisica dechirichiana o con tre artiste lombarde di generazioni intermedie che spaziano dalla figurazione all’astrazione, due delle quali oltre tutto approdate alla pittura provenendo dal teatro o da studi storico-archeologici e antropologici…

 

Qui di seguito una breve presentazione dei tre eventi e relativi protagonisti.

 

 

LA MUSICA DI ENRICO TESTI (“THE DICE”)

Enrico Testi (Ferrara, 1994) è il cantante e chitarrista dei “The Dice”, gruppo ferrarese che ha fondato nel 2009.  E di questo gruppo il ventiduenne front man è autore di testi e musiche insieme al fratello Giulio, tastierista e bassista del gruppo. Nel 2011 The Dice escono con il loro primo album "FourTDice" e l'anno seguente sono selezionati tra 6000 band europee per prendere parte al festival "Allegromosso", dedicato ai giovani musicisti di tutta Europa. Da allora i The Dice suonano regolarmente su tutto il territorio nazionale, vincendo concorsi e calcando palchi importanti come Campovolo di Reggio Emilia, l’Alcatraz di Milano, il Blues Kitchen di Londra. Quest'anno sono usciti con un nuovo EP dal titolo "Light Up" che è in vendita su tutti i digital stores (iTunes, Spotify, Amazon); il loro genere oscilla tra il California Rock e il Jungle Pop. I The Dice hanno condiviso il palco con musicisti quali Willie Nile, Erin K, David Immergluck (Counting Crows), James Maddock.

 

MARIO D’AMICO, “METAFISICA 2.0”

Mario D’Amico fa una pittura senza tempo. Eppure con questa pittura è capace di raccontarci il nostro tempo con precisione algebrica e con toni di struggente elegia. Il rapporto tra l’Uomo e la Città è al centro della sua indagine paziente, minuziosa, precisa eppure mai ridondante, mai retorica, capace di invenzioni poetiche e metaforiche. Mario D’Amico fa una pittura che gioca col tempo: lo dilata, lo sospende. E in questo tempo sospeso, dilatato, l’Uomo e la Città affiorano alla luce tenue delle nostre coscienze per quello che sono oggi, tra solitudini e alienazioni, in un rapporto sempre in qualche modo sbilanciato. O l’Uomo è una minuscola, scialba figurina indistinta che a malapena si scorge tra i Palazzi squadrati e incombenti, e la Città regna sovrana e silenziosa, gigantesca e ineffabile; oppure viceversa, un Uomo enorme ma senza volto sovrasta i Palazzi per spostarli, sradicarli e trapiantarli altrove o per piantare sopra ognuno di essi un minuscolo scheletrico alberello, nel tentativo titanico e forse velleitario di dare vita ad una nuova più “umana”, ragionevole piuttosto che razionale, urbanizzazione. Mario D’Amico fa una pittura d’altri tempi, anche tecnicamente. Piccoli formati. Olio su tela. Eppure ogni suo quadro è un’epifania di assoluta attualità: un’epifania che di volta in volta ci rivela un’aporia -aperta come una ferita- o un’utopia – bruciante e disattesa come un sogno che al risveglio si dissolve- dei nostri tempi inquieti. E in tutto quel silenzio assordante, in tutti quegli uomini senza volto, manichini di spiccata umanità, in tutti quei palazzi squadrati, in tutte quelle città sospese, astratte eppure così concrete… in tutti quegli enigmi, in tutte quelle metafore poetiche, sfumate eppure così definite, non possiamo non scorgere con evidente ambiguità una diretta discendenza dalla Metafisica di De Chirico e di Carrà: De Chirico per i temi, Carrà per la tavolozza. Eppure non c’è nulla di anacronistico in questa pittura d’altri tempi. Forse potremmo chiamarla “Metafisica 2.0”. (Virgilio Patarini)

 

Mario D’Amico nato in Tunisia nel 1935, si è dedicato fin da giovanissimo al disegno e alla pittura. L’itinerario artistico dell’autore, avviato nel lontano 1953 nell’atelier romano del pittore Giovanni Consolazione in via del Vantaggio e nella Scuola di nudo dell’Accademia di Belle Arti di Roma, lo ha poi visto presente in numerose manifestazioni culturali (premio Città di Roma, Premio Marco Aurelio, Salone degli indipendenti a Parigi nel 1985, XXII premio internazionale d’arte contemporanea di Monte-Carlo) e in mostre personali e collettive a Roma, Palermo, Milano, Torino, Ferrara, Cesenatico, Venezia.

Tra le personali ricordiamo quella all’Hotel de Paris di Monte-Carlo nel 1988, la personale “Geometrie Silenziose” presso la sede di “Federculture” a Roma nel 2007; la personale “Opere da Monte Carlo a Ortisei “ alla Casa della Cultura di Ortisei, Val Gardena nel 2008; alla Galleria “Arte e Profumi“ Roma, febbraio 2009; la personale “Immagini di realtà invisibili “ al Circolo culturale Ministero Affari Esteri, Roma aprile 2010; personale “Silenzi“ al Circolo Culturale e Artistico di Ortisei, agosto 2011; la mostra “Sei artisti per sei regioni“ alla Galleria d’Arte “La Telaccia“  di Torino, maggio 2012.

Tra le personali più recenti: a Piacenza nel complesso museale Ricci Oddi dal 3 al 14 maggio 2015; a Cremona  alla galleria Immagini Spazio Arte, dal 24 maggio al 13 giugno 2015; a Milano alla Galleria Spazio E sul Naviglio Grande, dal 28 aprile al 6 maggio 2016; a Bologna alla Galleria WikiArte, dal 21 maggio al 2 giugno 2016; a Roma alla Galleria Vittoria, dal 28 marzo al 10 aprile 2017 e a Venezia, Galleria ItinerArte nell’aprile 2017.

Vive e lavora a Roma

 

CLAUDIA FERRARA / FRANCESCA PAVESI / LAURA ZILOCCHI, 

TRE PERSONALITA’ A CONFRONTO “TRA ASTRAZIONE E FIGURAZIONE”

Apparentemente è molto differente la pittura di queste tre artiste lombarde di nascita o di adozione: Claudia Ferrara fa una pittura astratta con vaghe ma significative reminiscenze paesaggistiche, Francesca Pavesi dipinge volti e ritratti in cui la pennellata si sfalda fino a perdere una funzione solo descrittiva, Laura Zilocchi fa un’astrazione che svaria da una stilizzazione geometrica di elementi figurativi con reminiscenze etniche a richiami alla cosiddetta “poesia visiva” in opere in cui la parola scritta entra nel gioco della composizione… Apparentemente stili, orizzonti diversi, ma già leggendo queste poche righe di inquadramento si può intuire un minimo comun denominatore, ovvero la tendenza a “sconfinare”, a muoversi con disinvoltura e ambiguità tra generi e stili. Che poi è una delle caratteristiche a mio avviso più significative di questa nostra stagione “post-moderna”: così evidente e ricorrente da essere spessissimo sottovalutata o addirittura ignorata dalla critica militante così come da quella più paludata… (Virgilio Patarini)

 

Claudia Ferrara è nata a Milano nel 1967. Inizia a dipingere all’inizio degli anni novanta, come autodidatta.  In seguito frequenta i corsi di disegno e pittura presso l’Associazione Giosuè Carducci di Como portando avanti parallelamente il suo lavoro di ricerca personale. Saranno soprattutto i viaggi in Irlanda a stimolare la sua creatività e a dare vita ai suoi lavori, catturata dal paesaggio e dalle atmosfere suggestive dell’isola. Nel 2009, nel 2011 e nel 2014 è stata ospite della comunità artistica Cill Rialaig, nel Kerry.  Nel Giugno 2012, dopo una vacanza in Provenza, comincia a lavorare alla serie di dipinti  “Les Ocres” – colpita dalla presenza di questi colori in certe zone della regione. Negli ultimi anni ha realizzato diverse esposizioni in Italia e all’estero.

 

Francesca Pavesi nasce a Viareggio nel 1965.Trascorre qui la sua vita fino al completamento degli studi universitari a Pisa, dove si laurea in Lettere Moderne ad indirizzo artistico con una tesi sull’uso del colore nel cinema di Michelangelo Antonioni. Il vero  punto di svolta è rappresentato dal trasferimento definitivo a Milano, nel 1993, dove riesce a sviluppare tutte le sue aspirazioni artistiche coltivate fino ad allora da autodidatta. Studia recitazione e doppiaggio presso il CTA di Milano con Nicoletta Ramorino. Pubblica nel 2000 un piccolo libro di poesie “Come un filo d’erba”, Edizioni Oppure, Roma. In seguito studia canto per circa tre anni con Liliana Olivieri. E’ nel 2012 che approda  al suo ultimo “amore” la  pittura prima da autodidatta, poi inserendosi nel laboratorio di Peschiera Borromeo con il maestro Fabio Cuman che continua a frequentare. Oltre alle esposizioni di fine corso partecipa alla collettiva degli allievi del maestro a Milano : la mostra “Gli sbucati”- Arte Passante in Corso di Porta Vittoria. Un percorso che è appena cominciato.

 

Laura Zilocchi nasce a Guastalla e sin da giovanissima frequenta gli studi del pittore A. Bartoli e del Prof. Moscardini apprendendo da quest'ultimo la tecnica del disegno a china, esperienze che hanno segnato il primo ingresso reale nel suo percorso artistico. Sperimentalista nata ha intrapreso la strada dell'acquerello, della pittura a olio, del pastello; in questa parte della sua vita i suoi lavori si delineavano in un racconto narrativo per immagini che descrivevano il paesaggio padano.Nello sco rso decennio, dopo essersi lasciata fuorviare da una molteplicità di stili e codici, ha scelto la strada dell'astratto e dell'informale con rimandi nei suoi lavori a Kandinsky, Mirò e ad altri artisti del ‘900. Nel suo curriculum artistico si contano diverse personali a Torino, Reggio Emilia, Genova per arrivare al 2015 con la personale a Venezia a Palazzo Zenobio, col patrocinio Unesco. Attualmente sta lavorando con la Galleria Abartium di Barcellona e con la galleria Oldrado da Ponte di Lodi. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti; tra i più importanti ricordiamo nel 2013 l’essere stata selezionata dalla curatrice del Museo Guggenheim N.Y. in occasione dell'evento “Gutai Splendid Gutai Play graund”; nel 2016 il premio “Labora Prix Essen” Contemporary Art Rhur, Germania. Nel 2017 espone alla Triennale di Arti visive di Roma, al Vittoriano, ala Brasini. Di lei hanno scritto Azzurra Immediato, Paolo Levi, Giorgio Grasso, Giovanna Galli, A. Rita Delucca, Mattea Micello e altri. 

Sabato 29 e domenica 30 aprile 2017 apertura mostra di VIRGILIO PATARINI ore 11-13 e 15-18. Domenica ore 18,30 finissage della rassegna con SPETTACOLO A SORPRESA: DIARIO DI UN PAZZO (da Gogol). Lunedì 1 maggio, ore 17,30, fuori programma: POETRY HAPPENING

Finale “scoppiettante” e all’insegna dello sconfinamento tra le arti quello della Rassegna “Aspettando la Biennale” con tre eventi in tre giorni: ovvero l’apertura dell’ultima mostra sabato 29 aprile e ben DUE EVENTI FUORI PROGRAMMA, domenica 30 e lunedì 1° maggio, sempre nei due spazi della Galleria ItinerArte, a Venezia, Dorsoduro 1046 (proprio accanto alle Gallerie dell'Accademia), con protagonista in prima persona, o co-protagonista, il direttore artistico della kermesse medesima, ovvero Virgilio Patarini, nella triplice veste di pittore, performer e autore.

 

Innanzitutto sabato 29 aprile alle 11 del mattino apre la sua mostra personale intitolata “Una singolare pluralità” allestita in entrambi gli spazi in cui si articola la Galleria di Maria Novella dei Carraresi, ovvero lo Spazio Campiello e lo Spazio Rio Terà: una trentina di opere in tutto, molte delle quali di grande formato, che bene esemplificano la ricerca inquieta e stratificata, ricca di contaminazioni svolta dall’artista lombardo nel campo delle arti visive, tra figurazione, action painting, arte povera e new dada: una “pittura” che spesso tende alla scultura, al bassorilievo, caratterizzata dall’uso di pagine di libri antichi, oggetti, strumenti del mondo contadino (catene, cerchi di vecchie botti), cemento e pigmenti, in una “fusion” che contamina la memoria “alta” della letteratura classica con quella “bassa” del mondo contadino dei nostri nonni, attraverso modalità di combinazione e straniamento di matrice post-moderna, ma senza dimenticare la fascinazione della “bella pittura”, attraverso velature e una tecnica che ricorda quella dell’ affresco. E sempre con una forte carica “teatrale”.

 

E infatti non a caso il primo “evento” in programma domenica alle 18,30 è un breve spettacolo teatrale a tutti gli effetti: una versione “bonsai”, per non dire da “intramuscolo” di quel “Diario di un pazzo” tratto da Gogol che vide debuttare Patarini come regista e attore protagonista al Teatro Libero di Milano quasi vent’anni fa, dopo un esordio folgorante come drammaturgo pluripremiato una decina di anni prima (vedi la storia dello spettacolo e la relativa rassegna stampa su: https://www.virgiliopatarini.com/teatro/regie/il-diario-di-un-pazzo/ ).

 

Per il secondo evento, un fuori programma che si svolgerà lunedì Primo Maggio alle ore 17,30 e intitolato Poetry Happening , dedicato ad un dialogo sulla poesia, Patarini, che accanto ai molti libri e cataloghi pubblicati come critico d’arte ha all’attivo anche la pubblicazione di tre raccolte di poesia, ha invitato a dialogare con lui due autori altrettanto eclettici e inquieti come il bolognese di origini gitane Gianni Venturi e il giovane ferrarese Lucien Moreau, al secolo Eugenio Squarcia: poeta, scrittore, cantante e front-man dello storico gruppo Altare Thotemico il primo; poeta, musicista, videomaker e artista visivo il secondo. Il dialogo-happening poetico sarà preceduto da un prologo musicale tratto dal disco “Moloch” che Venturi e Squarcia hanno recentemente registrato insieme (parole di Venturi, musiche di Squarcia)

 

 

Qui di seguito una breve nota biografica dei tre protagonisti dell’ultimo evento.

 

 

GIANNI VENTURI nasce in una casa di musicisti. I genitori sono ballerini di tango, la madre gitana d'origine. Involuzione premeditata, la sua opera prima, è del 1986 e ha la prefazione di Roberto Roversi. A seguire, esce un altro libro di poesie: Il sogno della palude. Krystos è invece il primo romanzo di Venturi. Segue il libro di racconti Uomini e Topi (parafrasando Steinbeck) stampato per la casa editrice Nuove scritture. Nel frattempo, un’antologia svizzera pubblica alcune sue poesie. Nel 2008 esce il romanzo che più ha avuto successo e creato scalpore: Laksmi Shiva, diario di un assassina, edito da Altromondo editori. In contemporanea alla scrittura, porta avanti le altre sue passioni cantando e allestendo performances di poesia sonora sia in Italia che in Europa. Da ragazzino la Fonoprint di Lucio Dalla produce un suo 45 giri. Il disco viene pubblicato sotto lo pseudonimo di René (Marta Collina), dal quale però si è presto distaccato. Sempre per la Fonoprint esce bluSottile. Dopo lo scioglimento del gruppo di BluSottile, nascono gli Altare Thotemico. Conosciuti più all'estero che in Italia, è in questo gruppo Prog-Jazz-Rock che Gianni sfodera le sue doti di sperimentazione vocale alla Stratos. Questo dono lo porta inoltre in giro per tutta Italia a fare conferenze e seminari sull’uso della voce. La sua intensa esperienza di musicista è stata arricchita da un periodo non breve in cui ha vissuto per strada, suonando l'armonica. Ha anche dipinto e scolpito per un certo periodo, esponendo in Italia e all'estero grazie alla galleria Gnaccarini. Insomma, di Gianni Venturi si può dire che ha lavorato, scritto, suonato, dipinto, recitato ed, infine, vissuto.

 

LUCIEN MOREAU – anche conosciuto come EUGENIO SQUARCIA, sebbene il nome non sia fondamentale. Scrittore. Conceptual artist. Sognatore. Essere umano, forse. Lavora come graphic designer per prodotti, aziende e progetti culturali, realizzando il concept di alcuni eventi e manifestazioni a Krakòw, Montréal, Taipei, Shanghai, Hong Kong e Bangkok. Solitario figlio della Beat Generation e delle Avanguardie, L.M. partecipa da sempre, suo malgrado, ad un grande e irripetibile esperimento collettivo assieme a miliardi di altri individui più o meno consapevoli, registrato originariamente con il nome di "VITA™". Nei giorni dispari si unisce ad una congrega metafisica di circensi itineranti denominata “Teatroscienza”, fondata da Alex Gezzi (...) L.M. trova piacere nel realizzare film incomprensibili (...). Chiaramente, egli ama diffondere il meno possibile le sue opere, lasciando agli ignari l'onore di ignorarlo. Non ancora contento, quando non è Altrove, occupa il tempo rimanente cercando di stabilire un difficile equilibrio con il proprio sé attraverso la musica. Compositore e musicista (...) Collabora, live e in studio, con artisti nazionali e internazionali di qualsiasi natura poetica. Respira, anche. Sovente beve acqua. Di lui non si sa altro. Eppure ci sarebbe molto di più da dire. È nato su un'isola e morirà su un'isola. Nel frattempo, cerca nuove strade per raccontare il DENTRO.

 

VIRGILIO PATARINI (Breno, 1967) è autore eclettico: pittore, scrittore, regista teatrale, critico e curatore di mostre d'arte contemporanea... Altrettanto articolata e variegata è stata la sua formazione: dopo il Liceo Classico e Lettere Classiche a Milano, è passato al DAMS di Bologna. Contemporaneamente è stato allievo di Kuniaki Ida a Milano (Teatro), e poi di Arnaldo Picchi (Istituzioni di Regia) e Renato Barilli (Arte Contemporanea) a Bologna.

Come autore teatrale tra il 1992 e il 1993 suoi testi (Ivan e il maestro, Tutta colpa di Ponzio Pilato, Vuoti di scena) sono stati premiati al Premio Ugo Betti, al Premio Vallecorsi e al Premio IDI Autori Nuovi. Come regista teatrale ha al suo attivo la messa in scena di numerosi spettacoli da “Il diario di un pazzo”, da Gogol, a Milano al Teatro Libero nel 2000 fino a "Variazioni su Saffo" a Ferrara, nel 2015 al Palazzo Racchetta. Ha inoltre ideato, organizzato e diretto festivals (Russkij Festival a Milano, nel 2000, 2001 e 2003; Ferrara Art Festival nel 2014, 2015, 2016; Piacenza Art Festival, 2014) e rassegne teatrali e/o multidisciplinari.

Ha all'attivo la curatela di oltre trecento mostre d’arte contemporanea (per lo più artisti giovani e emergenti), di oltre cinquanta cataloghi d’arte contemporanea (idem), tra cui una decina per l’Editoriale Giorgio Mondadori, e, come autore, la pubblicazione di alcune opere letterarie di poesia, narrativa e teatro. Come curatore tra i suoi impegni più significativi ricordiamo "Sélection Comparaisons. 88 artisti dal Grand Palais di Parigi" , nell'estate del 2012, alla Galleria Zamenhof, al Castello di Carlo V di Lecce e a Palazzo Zenobio a Venezia; "Riccardo Licata: opere recentissime", sempre a Palazzo Zenobio. "La via italiana all'Informale: Ultime tendenze" a Ferrara, Palazzo della Racchetta, nella primavera del 2013. Ha fondato e diretto, insieme a Valentina Carrera, tre gallerie milanesi: l’Atelier Chagall (dal 2003 al 2013), la Galleria Mirò stagione 2005-2006 e la Galleria Zamenhof (dal 2008 al 2013). Ha fondato e diretto nella stagione 2013-2014 la Galleria 20 di Torino.

Tra i luoghi dove ha esposto come pittore, scultore e autore di installazioni ricordiamo una serie di mostre per lo più personali, dal 1999 al 2011: a Milano alla Basilica di S.Celso, agli Archivi del ‘900; alla Rocca Viscontea di Lacchiarella (MI), a Palazzo Beato Jacopo di Varazze (SV), alla Sala del ‘400 di Pontremoli, allo Studio E.S.P. di Como; alla Galleria Zamenhof e all’Atelier Chagall di Milano; il Castello Estense e Palazzo della Racchetta di Ferrara; il Castello di Carlo V a Lecce.Nel 2010 una sua installazione dedicata a Ofelia è stata esposta a maggio al Castello Estense di Ferrara, a luglio alla Pinacoteca Civica di Imperia, a settembre al Castello Malaspina di Massa e a novembre al Grand Palais di Parigi nell'ambito del Salon Comparaisons 2010. Nel 2012 una sua mostra personale a cura di Izabella Lubiniecka, a Venezia, Palazzo Zenobio, al Padiglione Islanda. Nel 2013 una personale alla Galleria Vista di Roma. Nel 2014 mostre personali a Milano, Spazio E, Torino, Galleria 20 e Ferrara, Galleria del Rivellino. Nel 2015 mostre personali allo Spazio Libero 8 di Milano, nel Complesso Museale Ricci Oddi di Piacenza e a Palazzo della Racchetta a Ferrara. Nel 2016 mostra personale a Castel dell'Ovo, Napoli.

Ha esposto per cinque anni consecutivi a Parigi, al Grand Palais, Salon Comparaisons, nella sezione "Installazioni libere" (dal 2010 al 2014), i primi due anni sotto la curatela dell’artista polacca Ewa Novak, negli ultimi tre con l’artista e curatrice coreana Kim Sang Lan.

È attualmente il direttore artistico di Zamenhof Art e del Ferrara Art Festival