ZAMENHOF ART

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SEDI ESPOSITIVE PERMANENTI:

Vi.P. Gallery

Valcamonica

Virgilio Patarini

Arte Contemporanea

via Nazionale, 35,

25050 Niardo (BS)  

Aperta  venerdì, sabato e domenica h16,30-19,30 (salvo eventi o mostre particolari) Altri giorni e orari su appuntamento. Ingresso Libero. 

Cell. 3392939712; 

E-mail: galleria.zamenhof@gmail.com

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Galleria ItinerArte - Vi.P. Gallery Venezia

Rio Terà della Carità -1046 Dorsoduro  - VENEZIA

(dal 1 settembre 2021)

Per orari apertura vedi spazio dedicato. Ingresso Libero. Cell. 3392939712; E-mail: galleria.zamenhof@gmail.com

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Museo di Nadro - Area 42 - Riserva Naturale Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardp (BS)

DAL 6 SETTEMBRE 2021 in collaborazione con ArchExperience

Spazi espositivi a Nadro (Ceto) in via Piana 29 e in via Piana 42-

Aperto tutti i giorni dalle 9 alle 16 (orario invernale: fino alle 17 in estate) - dal 20 dicembre al 20 febbraio: tutti i giorni dalle 10 alle 14- sabato e domenica fino alle 16

tel 0364 433465

Vi.P. Gallery

Milano  Virgilio Patarini

Arte Contemporanea

Alzaia Naviglio Grande, 4  MILANO

CHIUSA DAL 1 SETTEMBRE 2021 Cell. 3392939712; E-mail: galleria.zamenhof@gmail.com

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IL NET-WORK

GALLERIE E SPAZI con cui ZAMENHOF ART e VI.P. GALLERY collaborano stabilmente

MUEF Art Gallery

via Angelo Poliziano, 78b - ROMA

Direzione artistica: Francesco Giulio Farachi, in collaborazione con Roberta Sole

E inoltre:

Museo CaMus di Breno (BS) 

Museo Le Fudine di Malegno (BS) 

Torre Medievale di Cividate Camuno (BS)

e altre realtà in Valcamonica

(vedi pagina dedicata alla Biennale della Valcamonica)

ZAMENHOF ART in 3 punti e poche parole

 

1. Dal 1998 ad oggi Zamenhof Art ha organizzato oltre 400 mostre a Milano, Roma, Napoli, Torino, Venezia,  Ferrara, Piacenza, Lecce e in tutta Italia e realizzato circa 150 cataloghi d'arte, una decina dei quali con l'Editoriale Giorgio Mondadori.

2. Gli spazi gestiti in permanenza, dal 1998 ad oggi, a Milano, sono stati : la Basilica di S. Celso (1999-2002), l'Atelier Chagall (2003-2013), la Galleria Mirò (2005/2006), la Galleria Zamenhof (2008-2013), lo Spazio E (dal 2013). A Torino: la Galleria20 (2013/2014). A Ferrara, 2015-2016 la Camel Home Gallery. 

3. Tra gli spazi più prestigiosi che hanno ospitato mostre e progetti Zamenhof Art, nel corso degli anni, ricordiamo: Castel dell'Ovo a Napoli (2016), Palazzo Racchetta a Ferrara (2010-2015), Palazzo Zenobio a Venezia (2012), Castello di Carlo V a Lecce (2010, 2011, 2012), Castello Estense di Ferrara (2010), Pinacoteca Civica e Palazzina Liberty di Imperia (2009), Castello Malaspina di Massa (2010), Palazzo Guidobono a Tortona (2012)

 

Pur avendo talvolta (raramente) realizzato mostre o cataloghi di artisti storici o storicizzati (come ad esempio Mario Schifano o Riccardo Licata), l'attività di Zamenhof Art è rivolta principalmente alla promozione di artisti giovani o comunque emergenti, out-siders, selezionati sulla base della qualità e dell'originalità, senza nessuna indulgenza a fenomeni di moda, a ragioni di censo o a clientelismi: artisti che siano capaci di coniugare perizia di esecuzione tecnica e freschezza di idee, tradizione e avanguardia, radici culturali e originalità.

 

UN'IDEA DI ARTE CONTEMPORANEA CHIAMATA "ZAMENHOF ART"

 

" Il tempo delle Avanguardie è finito. Si è aperto con l’Impressionismo e si è chiuso con la Transavanguardia. Per oltre un secolo ogni nuova generazione di artisti ha cercato di smarcarsi dalla generazione precedente proponendo una nuova, differente idea di arte contemporanea. Ora tutto questo sembra non funzionare più. Il meccanismo pare inceppato. A partire dal discorso generazionale.

Il progetto espositivo ed editoriale che da anni risponde al nome di “Zamenhof Art” mette in luce proprio ciò, presentando, di volta in volta, in contesti diversi e con diversi abbinamenti e articolazioni, una nuova ‘generazione’ di artisti che anzichè inseguire il nuovo a tutti i costi, rinnegando il lascito delle generazioni precedenti, cerca piuttosto di definire un linguaggio comune per l’arte contemporanea, una sorta di “koinè”, facendo tesoro delle ‘invenzioni’ delle Avanguardie, attraverso un paziente, complesso, raffinato processo di sintesi e contaminazioni.

E una prova lampante che un certo ‘meccanismo’ sia saltato balena agli occhi di tutti se si sofferma l’attenzione, senza pregiudizi ideologici, su di un fatto concreto, tangibile, facilmente riscontrabile: da molti anni ormai si è annullato un qualsiasi significativo ‘scarto generazionale’. Non a caso nel selezionare opere e artisti per questo progetto che in definitiva mira a definire al meglio che cosa si intenda per ‘Post-Avanguardia’ si è dovuto sempre necessariamente prescindere da vincoli generazionali. 

Per la prima volta, da oltre un secolo a questa parte, artisti di tre generazioni differenti stanno uno accanto all’altro e parlano (più o meno) la stessa lingua. E ad ascoltarla con attenzione ci suona come una lingua nuova e antica allo stesso tempo: inaudita eppure riconoscibile. Originale ma decifrabile". (V.P.)

Aspettando la Biennale

Sopra: alcuni dei protagonisti. Sotto: il manifesto col programma generale della rassegna

Comunicato stampa

ASPETTANDO LA BIENNALE

Seconda edizioneRassegna di arte, video, letteratura e performance

 

Quando le arti si incontrano all’insegna di una originalità prêt à porter

 

Prende il via sabato 2 marzo 2019, alle ore 17, presso gli spazi della GALLERIA ITINERARTE, Venezia, Rio Terà de la Carità – Dorsoduro 1046, la seconda edizione della rassegna d’arte contemporanea e altre forme espressive intitolata “Aspettando la Biennale”.

Una kermesse di 44 giorni che vedrà succedersi mostre personali e collettive di pittura, scultura e fotografia, presentazioni di libri e video, performance teatral-musicali, con protagonisti una selezione di artisti emergenti provenienti da tutta Italia.

Come per la prima fortunata edizione del 2017, la direzione artistica è affidata a Virgilio Patarini e l’organizzazione generale alla associazione Zamenhof Art di Milano. Novità di quest’anno la collaborazione con altre realtà come l’Associazione Olimpia Morata e lo Studio l’Altrove di Ferrara, l’Associazione G’Art – Galleria delle Arti di Venezia e la Vi.P. Gallery della Valcamonica.

 

Dal 2 marzo al 14 aprile 2019, negli spazi della Galleria fondata da Maria Novella dei Carraresi e collocata proprio accanto all’Accademia, un articolato programma di ben 7 mostre con protagonisti una quarantina di artisti contemporanei, abbinato ad alcuni eventi culturali come presentazioni di libri, video e performance teatral-musicali

Le mostre (5 personali e 2 collettive tematiche) spazieranno dal figurativo all’astratto, indagando i territori di confine tra i generi e gli stili: tra figurazione e astrazione, tra fotografia e pittura, tra astrazione, figurazione e poesia visiva. Oppure le possibilità contemporanee di una figurazione o di una astrazione che potremmo definire “2.0”.

 

Ci saranno poi eventi ed ospiti illustri come la presentazione del volume “Assoli”,  dell’autore veneziano Ermanno Fugagnoli, con la partecipazione di Franco Avicolli e con letture di Carlo Persi; la video-performance “Ogni Mattina” di Alessio Bortot (voce) e Beo Peraldo (animazione video); la performance teatral-musicale “Notturni” col pianista e direttore d’orchestra Giovanni Battista Rigon, e molti altri ancora (vedi programma).

 

Tutto a ingresso libero.

 

Mostre ed eventi

Dal 2 all'11 marzo

Mostra collettiva tematica (e itinerante) “Nomi, Cose, Città, Animali, Fiori…

A cura di Virgilio Patarini

Catalogo Zamenhof Art. 

 

QUADRI, SCULTURE, MOSAICI e FOTOGRAFIE di 

Arturo Belfiore Mondoni, Walter Bernardi, Giorgio Carluccio,  Valentina Carrera, Vito Carta, Malli Ferraris, Carlo Fontanella, Luisa Ghezzi, Paolo Lo Giudice, Franco Maruotti, Moreno Marzaroli, Aldo Mastrorilli, Sergio Merghetti, Virgilio Patarini, Alessandro Pedrini, Gabriele Perissinotto, Michele Recluta, Maria Luisa Ritorno, Ivo Stazio, Marica Zorkic.

 

La mostra poi andrà a Roma alla Muef Art Gallery (dal 17 al 26 aprile) e a Milano allo Spazio E (dal 29 maggio al 7 giugno)

 

Nomi, Cose, Città, Animali, Fiori…

 

Ricordate quel gioco che si faceva da bambini? Si prendeva un foglio orizzontale, in altro si scriveva: “Nomi, Cose, Città, Animali, Fiori…”; poi si tiravano quattro righe in verticale a separare le colonne e si cominciava a sorteggiare la prima lettera: “A”. “A come Arlecchino, Armadio, Ancona, Anatra… Asfodelo…” Ok, quando eravamo bambini nessuno avrebbe detto “Asfodelo” come fiore, ma ci siamo capiti. Ebbene questa mostra prende titolo e spunto proprio da quel gioco e ne conserva infondo lo spirito ludico e divertito. Dei venti artisti in mostra il curatore ha selezionato una cinquantina di opere figurative che passano in rassegna una carrellata di Nomi, Cose, Città, Animali, Fiori… accostati gli uni agli altri in maniera apparentemente casuale, come accadeva nel gioco da bambini, dove Arlecchino compariva accanto ad un’anatra e Bologna accanto ad una bomboniera, avendo in comune solo l’iniziale. Certo poi, a ben guardare, qualcosa in più in comune ce l’hanno tutti questi quadri, sculture, mosaici e fotografie, e l’accostamento apparentemente casuale dei soggetti aiuta ad individuarlo, questo tratto comune, che consiste, in una parola, in un approccio corsivo e gioioso alla figurazione: una figurazione 2.0, una figurazione contemporanea inquieta, che oscilla dall’iperrealismo, a una scomposizione post-cubista, fino a una contaminazione con l’Informale, e che ha quasi sempre colori squillanti e forme decise e guizzanti. Una figurazione capace di catturare lo sguardo con forme e colori vivaci, gradevoli senza essere scontati, fruibili e leggibili senza rinunciare alla ricerca e alla sperimentazione. Perché l’arte contemporanea può essere anche gioiosa e fruibile: spensierata pur mantenendo al fondo un pensiero. (Vi.P.)

Sabato 9 marzo, ore 19

Presentazione del libro "Assoli"

Autore: Ermanno Fugagnoli; Editore: Supernova; Prezzo: 12,00; Pagine: 148

 

Presentazione a cura di Franco Avicolli, con la partecipazione dell'autore e letture dell'attore Carlo Persi.

 

Assoli raccoglie due racconti lunghi, "Afa - una fuga per voce sola" e "Il ventre della suocera" che, accomunati dall'andamento monologante, ci attirano nelle spirali introspettive dei protagonisti attraverso il flusso ipnotico di una scrittura che attinge alle forme musicali.

In Afa, un conte veneziano si rivolge a un ascoltatore silenzioso esibendosi in un virtuosistico assolo di parola e pensiero sui temi dei propri riferimenti esistenziali. Anche attraverso la rappresentazione di Venezia e della venezianità, il conte racconta le proprie tormentate vicende famigliari sempre sostenuto dall’ironia e dal gusto per il paradosso che ne compensano gli eccessi drammatici in una comicità ambigua e irresistibile. Un’architettura di rimandi e sovrapposizioni contrappuntistiche che ne fanno un concerto per voce narrante. 

Ne Il ventre della suocera, il protagonista, congiungendosi con la moglie Giulietta, ripensa alla cena a casa dei suoceri appena trascorsa e inevitabilmente degenerata in una orribile discussione. Di pari passo con la sensualità che monta, incalza il crescendo di accuse e risentimenti feroci nei quali, sprofondando sempre più nel vortice dell'odio, l'io narrante non fa che avvilupparsi tra le spire possenti della suocera tentacolare. Un'ode tra il morboso e il satirico alla potenza satanica della suocera con la esse maiuscola. 

Dal 13 al 22 Marzo

Mostra collettiva "Come terra acqua e fuoco". A cura di Francesca Mariotti e dell'Associazione culturale Olimpia Morata di Ferrara

Opere di Maria luisa Genta, Claudia Ferrara, Patrizia Arvieri, Umberto Arvieri, Irene Petrafesa, Simone Modugno, Maddalena Ponzoni, Alida Rettore, Elisa Macaluso, Massimo Renzi, Simone Galimberti, Emanuele Biagioni

 

Fuoco, acqua, terra: elementi naturali da cui trae origine ogni sostanza di cui è composta la materia… ogni sostanza esistente, nel microcosmo e macrocosmo, è costituita da una composizione di questi elementi naturali. Il fuoco, elemento purificatore e vivificatore, racchiude in sé il principio della vita, che scaturisce dalla sua energia. L’acqua, fonte della vita, dalla sorgente diventa torrente, poi fiume fino a giungere nel mare, oltrepassando gli ostacoli che incontra nel suo cammino, arrivando fino ad addentrarsi nelle profondità della terra. La terra, solida e rigogliosa, simboleggia la materia primordiale, accoglie la vita e la nutre. Dall’interazione di questi elementi, composti da particelle mescolate in proporzioni variabili, hanno origine tutti i fenomeni del cosmo: la nascita, la morte, la trasformazione. Nell’Arte gli elementi hanno sempre rappresentato una forte componente di ispirazione sia filosofica che creativa, dando vita ad opere che ne esaltavano la bellezza nella Natura in tutta la loro potenza e nella concretezza della materia nella scultura. Ora come sempre questo ci dona meravigliose opere che stimolano la nostra mente e nutrono la nostra anima …come solo l’arte sa fare.

Eventi durante la mostra:

- 13 marzo 2019, ore 17.30: Inaugurazione con i video "La preghiera del marinaio" ed altri del fotografo e filmmaker Simone Modugno e Video d'artista "A MODI' MIO" di Martina Tamberi.

- 16 marzo 2019, ore 16.30 presentazione del discusso libro "Il dito nella piaga-Dentro la Bibbia", ed. ArgentoDorato, del veneto Daniele Da Ponte.

- 17 marzo 2019, ore 16.30 presentazione dei primi tre romanzi della serie "La pensione di Gianni e Anella" di Barbara Gherman con letture recitate di Roberto Gamberoni; Performance dell'Artista Maurizio Ganzaroli e gli Artefatti; musica con il violoncello di Simone Montanari.

- 21 marzo 2019, ore 19.00 presentazione del libro "Ammanita Phalloides", edizioni ArgentoDorato, di Aldo Di Virgilio in cui proseguono le storie fantastiche e avventurose di Willy Deville, già protagonista del romanzo "Il Codicista"...una ricerca della pianta che nasconde il segreto dell'immortalità!

Dal 23 marzo al 2 aprile

Tre mostre personali a confronto:  

Paola Albani, Le città invisibili / Paola Gamba, Giro-Tondi / Michelle Hold, Fragile Beauty  A cura di Virgilio Patarini

Catalogo Zamenhof Art. 

 

Paola Albani, Le città invisibili

Le Città Invisibili di Paola Albani hanno nomi di donna dall’andamento classicheg-giante, sulla falsariga delle Città Invisibili di Italo Calvino, l’opera a cui si ispirano sotto molteplici aspetti, ben al di là del titolo. Innanzitutto assistiamo ad un analogo approccio “combinatorio” di reminiscenza strutturalista: i singoli elementi di cui si compone ogni singola opera e poi le singole opere in relazione tra loro si offrono al fruitore in un gioco aperto, in cui il significato nascosto necessita di un intervento che vada oltre la sintassi per essere compreso. E poi è analogo anche lo stile, rarefatto e minuzioso come quello dello scrittore. E più si dilata lo spazio in cui galleggiano i singoli, rari elementi compositivi, e più si dilata anche il tempo di fruizione e si condensano, si stratificano e riverberano i possibili significati evocati da queste miniature astratte. E identico infine anche il paradosso che soggiace all’intera operazione: così come nel libro di Calvino Marco Polo racconta e “rivela” a Kublai Khan le città del suo regno sterminato con parole e descrizioni frutto solo dell’immaginazione, così noi, fruitori di queste minuziose fantasmagorie su carta, veniamo catturati dal fascino discreto di forme semplici e consuete al tempo stesso sottilmente spiazzanti

Virgilio Patarini

 

Paola Gamba, Giro-Tondi

In questa mostra presentiamo tutta una serie di “tondi” realizzati da Paola Gamba negli ultimissimi mesi, che a questo tipo di supporto, così poco convenzionale, specie in ambito astratto, l’artista veneta ha quasi interamente dedicato la sua ricerca più recente. Come già ho avuto modo di scrivere: “la pittura di Paola Gamba scaturisce da un’originale  e inquieta sintesi tra un’esigenza apollinea di ordine e organizzazione dello spazio visivo e impulsi dionisiaci che producono guizzi di colore, segni, macchie, accensioni improvvise di luci endogene che ne scardinano la rigidità” (vedi “Cross Over”, ed. Giorgio Mondadori, pag. 271). Tra questi due opposti si gioca da sempre la partita dell’artista vicentina, ma forse il gioco, dopo anni di sperimentazione, era diventato per lei troppo “facile” se condotto sempre all’interno rassicurante e convenzionale del quadrato o del rettangolo, che già a priori offrono il solido sostegno compositivo dei due assi ortogonali, mentre il tondo non offre alcun appoggio, sfugge, obbliga l’artista a girargli intorno e a inventarsi, a cercare nuovi equilibri. In questo modo, utilizzando, come ho già fatto, la metafora musicale diremo che tutto ciò determina un nuovo «ritmo» delle composizioni, più “avvolgente” di un tempo, una danza a spirale o in girotondo. Danza di Apollo e Dioniso che si rincorrono senza fine, in girotondo, nella spirale inquieta e vertiginosa di un irraggiungibile equilibrio tra ragione e sentimento.

Virgilio Patarini

 

Michelle Hold, Fragile Beauty

“(…) Per poter cogliere appieno il senso del vivere, bisogna (…) considerare profondamente il mondo che ci circonda, diventando una cosa sola con l’universo, in modo da intenderne l’essenza, indagarne la natura o trarne sviluppi e conseguenze. Il raggiungimento di questa identità spirituale è ciò che si prefigge Michelle Hold in questa serie di lavori, che sono raccolti sotto un titolo particolarmente significativo, Fragile Beauty. Siamo infatti parte di una bellezza straordinaria che tendiamo, talvolta, a trascurare, rendendola fragile. L’artista ci manda dunque un messaggio, invitandoci ad una unione panica con la natura: il suo scopo è ricordare ad ognuno di noi che l’unica possibilità di sopravvivere in questo continuo fluire è diventare cosa sola con il creato, riscoprendo quel senso di appartenenza che da sempre ci connota, ma che sembra sparire in questo mondo. (…). Michelle sembra far sue le parole del filosofo Michel de Montaigne, che scrisse “La natura non è altro che una poesia enigmatica”: riesce infatti a dar voce a questa poesia e si fa mediatrice dei suoi enigmi, lasciandoci la possibilità di comprenderli appieno con le capacità che ci sono proprie.”

Federica Mingozzi

 

Sabato 30 marzo 2019, ore 19

Ogni mattina. Video pensieri ad alta voce

 

Voce: Alessio Bortot.

Cortometraggio animato: Beo Peraldo Produzione Galveston Lab.

Direzione artistica G’Art Galleria delle Arti - Venezia

 

 

Qui di seguito una breve presentazione dell’evento.

 

OGNI MATTINA

a cura di G'art [galleria delle arti]

 

Uno spaccato ordinario di vita. Uno spaccato psicotico di vita.

“Ogni mattina” si può tradurre al medesimo tempo nel “tutto” e “contrario di tutto” di un'esistenza. “Ogni mattina” pone l'accento su una quotidianità che si trasforma in sofferenza, alienazione, caos, esplorando il limite entro cui la condizione di normalità può essere definita folle.

Ma qual è il senso comune di follia? Se “il folle” è colui che mostra costantemente le sue difficoltà di adattamento nei confronti della società in cui vive, la connotazione di follia non potrebbe essere il tratto distintivo della maggior parte degli uomini di oggi?

“Ogni mattina” ruota intorno a una donna e alle sue debolezze, ai trascorsi non risolti, ai sogni inespressi. Un dialogo intimo, che convertito in metafora del non accaduto, assume le sembianze di una se stessa adolescente ancora non viziata dal logorante susseguirsi di “ogni mattina”.

 

Rivisitazione di ”Il topo e la donna” un racconto di Dylan Thomas interpretato dalla voce graffiante di Alessio Bortot (“un architetto prestato al teatro”, come si definisce lui). Scenografia video realizzata da Beo Peraldo, videomaker e docente di Educazione al Linguaggio Audiovisivo, Scandicci (Fi).

 

Ingresso libero....

Dal 3 al 14 aprile, Spazio Campiello

Bruno De Santi, Trappole

Mostra personale a cura di Virgilio Patarini

 

Una decina di anni fa Bruno De Santi si riallaccia ad una fase antica e primigenia della sua pluriennale ricerca pittorica, riprendendo con sfacciata nonchalance un discorso lasciato in sospeso quarant’anni orsono. Come se Ulisse di ritorno ad Itaca dicesse a Penelope: “passata bene la giornata?” Segno che per un artista il trascorrere del tempo è un fatto del tutto opinabile, soggettivo, effimero.

Così, Bruno De Santi ha ripreso a costruire i suoi reticoli di linee, le sue campiture di colore à plat, tutte giocate su scarti e intervalli tonali: i dedali di stanze triangolari in cui scompone la superficie rettangolare o quadrata della tela esaltandone la bidimensionalità ed attribuendo all’azione pittorica compiti di spiccata, controllatissima razionalità. La stesura del colore è compatta, meticolosa, misurata, senza nulla concedere alla gestualità: simula la perfezione della macchina. Pur mediando da Mondrian l’approccio di assoluta astrazione, De Santi evita sistematicamente di allineare le sue composizioni sugli assi cartesiani, per privilegiare il gioco dinamico di diagonali, usando il triangolo (anziché il quadrato) come modulo compositivo, come unità di misura. Talvolta l’articolazione dei triangoli dà vita a strutture spiraliformi che ricordano labirinti, oppure rose, reticolati, piramidi sezionate, tagli di luce prodotti da un gioco incrociato di fari… ma non credo che ci sia mai nessuna vera intenzione di rappresentazione neppur vagamente icastica, realistica. Ciò che conta è l’equilibrio (o il disequilibrio) che deriva dal gioco sapiente di giustapposizioni o contrapposizioni di triangoli colorati, spesso dipinti tono su tono: il modo in cui tale gioco cattura l’attenzione, intrappola lo sguardo del fruitore. Poco importa se si tratta di un gioco apparentemente semplice, elementare, fatto di poco o di niente, solo linee e colore piatto… (Ma davvero è così semplice? O si tratta piuttosto di quella “difficilissima facilità” di cui parlava l’Ariosto, così ardua da conquistare?). Quello che conta è che il meccanismo scatti, affinché una parte dell’anima del fruitore possa rimanere impigliata in queste trappole di colore, in questi labirinti astratti, mentali, come sospesa fuori dal tempo, partecipe di una dimensione astrale, ideale, eterna, che sarebbe piaciuta a Platone. Amen.

Virgilio Patarini

Dal 3 al 14 aprile, Spazio Rio Terà

Virgilio Patarini, Codici segreti.

Mostra personale

 

"Se consideriamo l’intero corpus della produzione artistica di Virgilio Patarini non può che cogliere un senso di vertigine. (...) La definizione più rigorosa lascia spesso spazio alla colatura e alla perdita di ogni linea fissa. Lo sguardo costante verso il passato nella proposta della stilizzazione figurale tipica delle incisioni rupestri della Valle Camonica, dove Virgilio ha i natali, convive con gli “Orizzonti d’attesa”, informali oppure con la presenza di un confusa linea cittadina, uno skyline come direbbero gli anglofili, una adumbratio come direbbero i latini e come preferirebbe anche Virgilio per il riferimento insito nell’etimologia della parola al concetto di “ombra”, rimando a quella indefinibilità che caratterizza i suoi orizzonti.

E’ complicato arrivare a una definizione del suo linguaggio. Tanto più che i suoi riferimenti culturali sono tanto ricchi da dare sempre l’impressione che ci sia sempre qualcosa di nuovo da scoprire ogni volta che si osserva un suo lavoro.

Proveniente da una formazione classica è amante della parola, presente in lavori come quelli dei cicli “Eros e Thanatos” ed “Ex Libris”. “Il Castello di Gutenberg”, un’installazione di cassette per caratteri tipografici che arriva a formare una specie di Torre di Babele, è l’esempio più lampante di questa sua attenzione al linguaggio; ne viene ad essere un’esaltazione e al contempo un’aspirazione; è un atto d’amore nei confronti della cultura e un anelito a una pacifica convivenza malgrado le differenze, linguistiche e non.

Avendo avuto una carriera parallela come attore e regista non mancano mai riferimenti a personaggi del teatro come l’installazione “Sweet Ophelia sleeps”. Forse è proprio l’Amleto l’opera a cui più spesso fa riferimento, in particolare al protagonista stesso dell’opera shakespeariana o alla giovane Ofelia. A quest’ultima sono dedicati anche “I fiori di cemento”, una serie di tele in cui la purezza verginale del fiore viene immortalato con un bagno di grigio cemento. Il dolce personaggio suicida è rimando alla purezza dell’ideale, senza il quale non si può accettare una vita che si declinerebbe unicamente nella privazione. Amleto invece è alter ego diretto dell’artista, della persona Virgilio Patarini, che gioca con la ragione e con la follia, in un’alternanza intellettuale capace di cogliere i sensi più profondi dell’essere (e non essere).

Nel costante successo dell’eterogeneità delle sue opere, nel cui dialogo interno è difficile trovare una maglia debole che faccia sorgere un dubbio sulla completezza dell’artista, ritorna alla mente un’espressione cara ad un suo omonimo di latina memoria: “Audentes fortuna iuvat”. Anche se forse la fortuna non ha avuto un ruolo determinante nella realizzazione di questo complesso labirinto borgesiano in cui l’apparente confusione è semplicemente frutto di una ricca personalità. Virgilio, Publio Virgilio Marone aveva ragione sulla fortuna, come senz’altro aveva ragione quando affermava che “Ogni terra non produce ogni frutta”, ma come in ogni regola esiste l’eccezione, che in questo caso è Virgilio, Virgilio Patarini."

Alessandro Baito

Venerdì 12 aprile, h. 19: Vacanze romane

Presentazione dell’ultimo libro di Ermanno Fugagnoli “Vacanze romane” con letture e video-proiezioni

 

Si svolgerà venerdì 12 aprile 2019, alle ore 19, il penultimo evento (fuori programma) della rassegna “Aspettando la Biennale”: presso la Galleria ItinerArte di Venezia, in Rio Terà de la Carità – Dorsoduro 1046, proprio accanto alle Gallerie dell’Accademia: ovvero la presentazione in anteprima assoluta del nuovissimo libro di Ermanno Fugagnoli intitolato “Vacanze romane”, edito da Supernova e in distribuzione da meno di una settimana.

L’introduzione sarà a cura di Franco Avicolli che dialogherà con l’autore e con lo psicologo Lucio Pagnin; letture di brani del libro a cura di Carlo Persi e Virgilio Patarini, con proiezioni di elaborazioni computer graphics di Marco Giommoni. Segue firmacopie e rinfresco.

 

Qui di seguito una breve presentazione del libro

 

Nel racconto del clima vacanziero e spensierato dell'estate romana, il riemergere di un passato nascosto che torna a vivere. Il controcanto di un vissuto intimo e sofferto che scioglie lentamente i propri nodi nel respiro antico e profondo della città eterna. Il racconto si bilancia nell'alternarsi di due registri narrativi contrapposti: quello leggero e divertito della romanità vacanziera e pittoresca, e quello scarno, dolorosamente intenso dell'intima confessione. Nel progressivo intrecciarsi e confondersi delle due voci, il rapimento nel fascino della metropoli millenaria e la ricostruzione di un vissuto di struggente umanità.

(“Vacanze romane” di  Ermanno Fugagnoli, pagg 88, euro 10,00, Ed. Supernova, 2019)

 

Prima e dopo la presentazione-performance sarà possibile visitare le due mostre a parete: ovvero le personali “Trappole” di Bruno De Santi e “Codici segreti” di Virgilio Patarini

Tutto a ingresso libero.

Sabato 13 aprile, h. 19: Notturni

 

Gran finale della Rassegna “Aspettando la Biennale” sabato 13 aprile 2019, alle ore 19, alla Galleria ItinerArte di Venezia, Rio Terà de la Carità – Dorsoduro 1046, con l’evento teatral-musicale intitolato “Notturni”, che vedrà protagonisti, al pianoforte, il direttore d’orchestra e pianista Giovanni Battista Rigon e come voce narrante il direttore artistico della rassegna stessa Virgilio Patarini. Un viaggio nella notte attraverso testi di Saffo, Baudelaire, Novalis, D’Annunzio, Campana, Leopardi, e musiche di Bach, Chopin, Mozart, Beethoven, Debussy, Schubert, Poulenc.

Prima e dopo la presentazione-performance sarà possibile visitare le due mostre a parete: ovvero le personali “Trappole” di Bruno De Santi e “Codici segreti” dello stesso Virgilio Patarini.

 

Tutto a ingresso libero.

 

Qui di seguito una breve presentazione della performance e dei due protagonisti

 

 

NOTTURNI, tra parole e musica

 

Questo recital di parole e musica è un viaggio attraverso la notte, attraverso una grande Notte fatta di tante piccole notti diverse: dalle notti contemplative e mistiche di Novalis, Leopardi, Beethoven e Schubert a quelle sensuali di Saffo e Chopin, o più sottilmente erotiche di Baudelaire e Debussy.

Ma anche notti orfiche e deliranti, giocose e avvolgenti come quelle che suggerisce la musica di Mozart e le parole del Dino Campana de “La Notte” (prima sezione dei “Canti Orfici”) che vaga per i bordelli di Bologna inseguendo “inconsciamente colui che ero stato”. Oppure notti metaforiche come quella del “Notturno” di D’Annunzio in cui il poeta è inchiodato in un letto, al buio, bendato per una grave ferita ad un occhio, e nel dolore lancinante di quella sua notte infernale rievoca le notti a Venezia prima dell’incidente…

La Notte è il luogo del silenzio, della quiete dopo la tempesta, del riposo dopo i giornalieri affanni, magari in stato contemplativo, in riflessioni filosofiche, ma la Notte può essere intesa anche  come metafora della morte, laddove il silenzio si fa più profondo e il riposo eterno.

E poi la Notte può essere il momento dell’amore, dello sciogliersi dei freni morali, inibitori, dello scatenarsi dell’eros, dei sospiri, di carezze e amplessi più o meno furtivi più o meno leciti. Il tempo del desiderio, dei segreti e dei misteri.

Ed ecco che la Notte diviene il luogo in cui Eros e Thanatos danzano in girotondo, fino a confondersi l’uno nell’altra. La Notte è il tempo delle rivelazioni. E poi, naturalmente, il luogo dei sogni.

 

GIOVANNI BATTISTA RIGON è direttore d’orchestra, pianista, direttore artistico e docente al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia.

Con il Trio Italiano ha vinto nel 1990 il Premio Gui di Firenze e ha registrato le integrali di Beethoven, Schubert, Schumann, Debussy e Ravel.

In duo violoncello/pianoforte con la compianta Teodora Campagnaro ha vinto il Grand Prix Roussel a Parigi nel 1987, oltre a vari premi al Lorenzi di Trieste, al Gui di Firenze e al concorso di Trapani.

Ha suonato, in varie formazioni, per le maggiori istituzioni italiane (Società dei concerti di Milano, IUC di Roma, Unione Musicale di Torino, Amici della musica di Firenze e Palermo...) ed estere (Philharmonique di Bruxelles, Festival di Prades e di Lyon, Royal Philharmonic Orchestra...).

Dopo il debutto come direttore, nel 2001, ha diretto più volte alla Fenice di Venezia (Il barbiere di Siviglia, 2011 e 2014, La cambiale di matrimonio, 2013, Il regno della luna di Piccinni, 2018), al San Carlo di Napoli (La serva padrona, 2011), al Filarmonico di Verona (La gazza ladra, 2012), al Maggio Musicale Fiorentino (La scuola de' gelosi di Salieri, 2017), al Seul Arts Center (Semiramide di Rossini, 2010). È stato invitato per due volte ad inaugurare il Festival di Martina Franca, con I Giuochi di Agrigento di Paisiello nel 2006 e con Il Re pastore di Piccinni nel 2008, come pure al Festival Rossini di Wildbad per Adelina di Pietro Generali (2010), e al Festival Donizetti di Bergamo per Betly (2014). Ha diretto programmi sinfonici con la Filarmonica 900 del Regio di Torino, le orchestre del Lirico di Cagliari, Haydn di Bolzano, di Padova e del Veneto, la Nazionale Libanese.

Ha fondato nel 1992, e diretto, fino a quest’anno, le Settimane musicali al Teatro Olimpico di Vicenza, per le quali gli è stato assegnato il Premio Abbiati nel 2012. Vi ha diretto importanti riprese in tempi moderni, tra cui Il flauto magico versione De Gamerra 1794, L'italiana in Algeri versione Vicenza 1813, Il turco in Italia versione Napoli 1820, Don Pasquale versione Viardot, Il ratto dal serraglio versione Lichtenthal 1838.

La sua discografia come direttore comprende i DVD de Le Nozze di Figaro, Il turco in Italia e di Don Pasquale, i CD de Il flauto magico, I Giuochi d'Agrigento, Il ratto dal serraglio, Adelina di Generali, Petite messe solennelle di Rossini.

 

VIRGILIO PATARINI (Breno, 1967) è un autore eclettico: pittore, scrittore, regista teatrale, critico e curatore di mostre d'arte contemporanea... Altrettanto articolata e variegata è stata la sua formazione: dopo il Liceo Classico e Lettere Classiche a Milano, è passato al DAMS di Bologna. Contemporaneamente è stato allievo di Kuniaki Ida a Milano (Teatro), e poi di Arnaldo Picchi (Istituzioni di Regia) e Renato Barilli (Arte Contemporanea) a Bologna.

Come autore teatrale tra il 1992 e il 1993 suoi testi (Ivan e il maestro, Tutta colpa di Ponzio Pilato, Vuoti di scena) sono stati premiati al Premio Ugo Betti, al Premio Vallecorsi e al Premio IDI Autori Nuovi. Come regista teatrale ha al suo attivo la messa in scena di numerosi spettacoli. Tra le molte regie ricordiamo: “Il diario di un pazzo”, da Gogol, Milano, Teatro Libero, 2000 e Teatro della Memoria, 2001; “Variazioni su Antigone”, Milano, Umanitaria, 2003; “Il fantasma dell’opera buffa”, Pavia, Teatro Volta, 2003; “Hamlet alone”, Milano, Teatro Asteria, 2004 e 2005). Più recentemente "Come la neve di primavera" (Ferrara e Piacenza, 2014) e "Variazioni su Saffo" (Ferrara, 2015) e una ripresa del "Diario di un pazzo", di cui è stato anche il protagonista, a Ferrara nel 2015, Roma nel 2016, Venezia nel 2017, Vicenza e Milano nel 2018.

Ha inoltre ideato, organizzato e diretto vari festivals (Russkij Festival I, II e III, a Milano, luoghi vari, 2000, 2001 e 2003; Ferrara Art Festival, luoghi vari, 2014, 2015 e 2016; Piacenza Art Festival, Complesso Ricci Oddi, 2014) e rassegne teatrali e/o multidisciplinari (“Le donne, i cavallier…”, Milano, Basilica di S. Celso, 1999; “Primavera a S. Celso”, idem, 2000; “La musica delle parole”, Pavia, Teatro Volta, 2003; “Soggetti smarriti”, Como, studio E.S.P., 2005, Aspettando la Biennale, Venezia, Galleria ItinerArte, 2017/2019). Ha all'attivo la curatela di oltre quattrocento mostre d’arte contemporanea (per lo più artisti giovani e emergenti), di oltre cinquanta cataloghi d’arte contemporanea (idem), tra cui una decina con L’Editoriale Giorgio Mondadori, e, come autore, ha pubblicato alcune opere letterarie di poesia, narrativa e teatro. Come curatore tra i suoi impegni più significativi ricordiamo la curatela di "Sélection Comparaisons. 88 artisti dal Grand Palais di Parigi", nell'estate del 2012, alla Galleria Zamenhof, al Castello di Carlo V di Lecce e a Palazzo Zenobio a Venezia; "Riccardo Licata: opere recentissime", sempre a Palazzo Zenobio. "La via italiana all'Informale: Ultime tendenze" a Ferrara, Palazzo della Racchetta, nella primavera del 2013.

Ha fondato e diretto, insieme a Valentina Carrera, tre gallerie milanesi: l’Atelier Chagall (dal 2003 al 2013), la Galleria Mirò stagione 2005-2006 e la Galleria Zamenhof (dal 2008 al 2013). Ha fondato e diretto nella stagione 2013-2014 la Galleria 20 di Torino. Ha fondato e dirige, dal settembre 2018, la Vi.P. Gallery- Virgilio Patarini Arte Contemporanea, uno spazio espositivo di 220 mq con 600 mq di giardino per sculture e installazioni in Valcamonica (BS).

Per leggere una nota biografica più completa: https://www.virgiliopatarini.com/nota-biografica/