ZAMENHOF ART organizza a VENEZIA, alla Galleria ItinerArte di Maria Novella dei Carraresi, una prima rassegna di 5 mostre, dal 18 giugno al 2 settembre 2016 (in concomitanza con la BIENNALE di Architettura): in Rio Terà della Carità - 1046 Dorsoduro -proprio di fianco alle Gallerie dell'Accademia, tra il Ponte dell'Accademia e le Zattere.
Qualche foto di un Vernissage (sabato 6 agosto 2016)
A cura di Virgilio Patarini
Catalogo Zamenhof Art Edizioni
Vedi dettagli sul progetto alla pagina: MOSTRA KOINè 2016
Quadri e sculture di
Salvatore Alessi, Walter Bernardi, Alberto Besson, Sergio Boldrin, Simona Ciaramicoli, Josue D’Amato, Mario D’Amico, Raffaele De Francesco, Maria Grazia Ferraris, Luisa Ghezzi, Maristella Laricchia, Giulia Martino, Franco Maruotti, Giuseppe Piacenza, Sergiu Popescu, Michele Recluta, Maria Luisa Ritorno, Gabriella Santuari, Elena Schellino, Ivo Stazio, Paolo Viola
Inoltre in esposizione al piano superiore un'anteprima delle mostre successive: Diego Palasgo e Beppe Tassinari (CITTA' MATER) e Vito Carta (TRANS-FIGURAZIONE)
Foto allestimento
Foto vernissage
A cura di Virgilio Patarini.
Catalogo Zamenhof Art
Opere di
Diego Palasgo, Virgilio Patarini e Ivo Stazio (Città Materia: Venezia, Milano, Bologna)
e di Mario D'Amico e Beppe Tassinari
(Città Metafisica: Roma e Ferrara).
Guest artist: Katia Margolis
CITTà MADRI
Molti sanno che la parola ‘metropoli’ in greco significa letteralmente ‘città-madre’.
Ma forse non tutti sanno che tale parola, in antichità, non indicava necessaria-mente una grande città, ma veniva usata dai greci delle colonie sparse per il Mediterraneo per indicare la loro città di provenienza. Quindi il termine ‘metropoli’ poteva indicare una megalopoli come Atene, ma anche un minuscolo borgo come Colono. Ma soprattutto indicava un rapporto di ‘filiazione’: un rapporto stretto, ‘di sangue’, anche quando tra la ‘città madre’ e la colonia, ‘città figlia’, c’erano centinaia e centinaia di miglia marine a dividerle.
E allora, sulla scorta di questa suggestione etimologica, proviamo ad immaginare le nostre maggiori città italiane come delle “madri”. Ed ecco che la metafora della città-madre può essere illuminante ed in grado di aiutarci a meglio decifrare l’identità, il carattere di queste nostre città.
Innanzitutto non tutte ci appaiono, a prima vista, madri così amorevoli. E poi ci sono madri e madri. Ci sono madri distratte, madri sciatte, madri snaturate. Ci sono madri e ci sono matrigne.
Napoli e Bologna, ad esempio, sono città madri.
Certo il modo di essere madre di una napoletana è ben diverso da una bolognese. Bologna è una città-madre che se ne sta sempre ai fornelli, che ti rimpinza di cibo, una città madre dalle grandi braccia nude e il seno prosperoso, che ti abbraccia così forte da toglierti in fiato. Napoli la immagino come una madre inquieta, misteriosa, possessiva, con occhi oscuri e fuggitivi, capace di grandi slanci di passione, chiassosi, e poi di repentini mutamenti di umore.
Milano (come Torino) è senz’altro una città matrigna. Asburgica, rigida, distante. Maledettamente snob e cerebrale, porta a spasso il loro bel nasino all’in su modello mitteleuropeo e parla ai loro figli in francese. Peccato che spesso i figli conoscano solo il dialetto. O qualche lingua africana, orientale, sudamericana...
Roma è una città matrona, una vecchia matrona carica di anni, di acciacchi e di storia, a volte un po’ mondana, salottiera. Altre volte borgatara, sboccata e caciarona. Venezia forse è piuttosto una vecchia zia nobile decaduta, con un suo portamento fiero ed elegante nonostante gli stracci indossati e la vecchia magione che cade a pezzi…
Di alcune delle maggiori città madre italiane in questa mostra alcuni ‘figli’ più o meno ‘degeneri’ raccontano storie e suggestioni, dipingono scorci, reinventano paesaggi e visioni, ciascuno a suo modo e secondo il proprio stile e poetica, ma sempre e comunque svelandone aspetti inattesi .
Nella prima parte della mostra due città italiane cariche di storia come Ferrara e Roma sono la fonte d’ispirazione di due artisti diversissimi come il fotografo ferrarese Beppe Tassinari e il pittore romano Mario D’Amico: entrambi gli artisti colgono delle loro città madri le atmosfere sospese, fuori dal tempo e un carattere spiccatamente metafisico. D’altronde non a caso queste due, insieme a Firenze, furono le città dove Giorgio De Chirico visse e da cui trasse gran parte degli elementi architettonici delle sue “Piazze d’Italia” e più in generale di gran parte della sua Pittura Metafisica. D’Amico affronta il tema del difficile rapporto tra l’Uomo e il suo Habitat Urbano: un rapporto sempre sbilanciato, inquieto, fonte di alienazione. La Ferrara di Tassinari è un’isola deserta circondata dal mare. Dal mare e dal silenzio. Come se dopo un cataclisma epocale, come lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento delle acque, fossero sopravvissuti solo i bastioni delle mura e il castello estense…
Nella seconda parte della mostra tre grandi città del nord Italia vengono ritratte con voluta ambiguità, in bilico tra figurazione solo accennata e allusiva e una presenza informale della “materia” pittorica che a sua volta evoca in maniera tangibile, a tratti “letterale”, la materia di cui sono fatti i muri, le strade di queste città, di pietra o di cemento.
Ivo Stazio scava con spatolate di colore nel corpo vibrante di una Bologna contadina e urbana al tempo stesso, svelandoci l’inesistenza di un confine tra la campagna e la città; Diego Palasgo ci mostra facciate di vecchi palazzi veneziani più o meno re-inventati in cui affiorano come ferite ancora aperte le reminiscenze di un glorioso passato e le influenze orientali della città di Marco Polo e di tanti meno conosciuti mercanti-viaggiatori; Virgilio Patarini ci mostra scorci della zona più antica e suggestiva di Milano, la zona Navigli, con ponti, canali, vecchi palazzi che affiorano come ombre terrose, corrose e sbiadite dal grigio cemento della metropoli…
V.P.
Alcune delle opere in mostra
Foto allestimento
Foto vernissage
A cura di Virgilio Patarini.
In esposizione opere di Giovanni Basso, Alberto Besson, Marco Bozzini, Mark Cattaneo, Liana Citerni, Raffaele De Francesco, Bruno De Santi, Carlo Fontanella, Michelle Hold, Ezio Mazzella, Elena Schellino, Lyudmilla Vasilieva, Rita Vitaloni.
Catalogo Zamenhof Art.
TRA RAGIONE E SENTIMENTO.
Dall'Astratto Geometrico all'Informale
In questa mostra si squadernano opere che vanno da una razionalità di strutture compositive di matrice geometrica a una ricchezza inquieta e fortemente emotiva di stesure cromatiche e materiche di matrice informale. Senza soluzione di continuità e con una lunga teoria di passaggi “intermedi” in cui la geometria non ostacola, ma asseconda il pulsare dell’emozione che soggiace, e al tempo stesso ne scandisce il ritmo, passaggi che dimostrano, in maniera plastica ed evidente, che i due poli opposti –Astratto geometrico e Informale, o, fuor di metafora, Ragione e Sentimento- non sono in realtà né davvero opposti né tanto meno inconciliabili. (V.P.)
Foto allestimento e vernissage
A cura di Virgilio Patarini.
In esposizione opere di Valentina Carrera, Vito Carta, Lorenzo Curioni, Laura Longhitano Ruffilli, Silvio Natali, Nino Ninotti, Giuseppe Orsenigo, Cristina Pagani, Ylenia Pilato, Anna Pluda, Gabriella Santuari, Donatella Sarchini, Anna Urbani de Gheltof, Libera Venzo
TRANS-FIGURAZIONE.
Una figurazione attraversata, trafitta, tradita, ritrovata e sfigurata, tramandata e al tempo stesso rimandata, abbozzata, non finita, inquieta, in dissolvenza, in ambigua ambivalenza tra memoria e oblìo, in crisi di identità o forse, meglio: in piena presa di coscienza della propria identità multipla, schizofrenica, mutevole e post-moderna, incline al declino e proprio per questo forte della sua fragilità, consapevole della propria consistenza effimera, fantasmatica, famelica e cannibale e al tempo stesso anoressica.
Una figurazione oltre il principio di non contraddizione, uguale a se stessa e sempre diversa, coerentemente incoerente, nostalgica di un passato mai davvero vissuto e forse nemmeno compiutamente immaginato, che risorge dalle sue ceneri e di cenere è fatta, e di fumo che il vento disperde e di fiamme sull’acqua. Una figurazione sincopata, ondivaga… bussola impazzita che si rifiuta di decidere una volta per tutte da che parte sta il nord, amante fedele solo nell’ora del tradimento, presenza assente, assenza sempre presente, segno di contraddizione, disegno senza contorni, sconfinato confine, modo smodato, snodo riannodato, grumo di sangue e sospiri, carezza che ferisce, problema sempre aperto, insoluto…
Una figurazione in cui il come e il che cosa si scambiano di ruoli, in un gioco di specchi in frantumi in cui è difficile dire se sia l’immagine che è a pezzi o il mezzo che la riflette. O l’anima che in quell’immagine si riflette e riflette su quell’immagine. (V.P.)
Altre informazioni sulla mostra su http://ferraraartfestival.jimdo.com/
Foto allestimento
Foto Vernissage
Comunicato Stampa
Mostra “Selezione Premio Il Segno 2016” a Venezia
Si apre al pubblico venerdì 26 agosto alle ore 17 alla Galleria ItinerArte di Venezia, Rio Terà della Carità – Dorsoduro 1046 (accanto alle Gallerie dell’Accademia), la mostra “Selezione Premio Il Segno 2016”, che vede in esposizione nella galleria fondata da Maria Novella dei Carraresi le opere di 15 artisti selezionati da Virgilio Patarini tra quanti hanno preso parte all’ottava edizione del Premio Il Segno. Organizzazione Zamenhof Art
Il vernissage si svolgerà il giorno successivo, sabato 27 agosto, a partire dalle ore 19, con un rinfresco, la presentazione della mostra e un concerto acustico del cantautore Leonardo Veronesi.
Ingresso libero.
In mostra quadri e fotografie di Lorenzo Bicci, Luisa Ghezzi, Patrizia Lo Re, Gianni Mattu, Annalisa Mori, Domenico Paolo, Anna Pluda, Remo Perulli, Ylenia Pilato, Sergiu Popescu, Donatella Sarchini, Sarthori, Claudio Scandura, Gioacchino Sghembri, Anna Urbani De Gheltof.
La mostra sarà visitabile fino al 2 settembre 2016, ogni giorno dalle 15 alle 19 a ingresso libero. Chiuso il lunedì
ZAMENHOF ART presente a PHOTISSIMA -"This is Contemporary Art"- a VENEZIA, Chiostri dei Frari, Campo dei Frari, San Polo 3002, dal 6 maggio al 31 ottobre 2015 (in concomitanza con la BIENNALE), con tre mostre tematiche di fotografia, pittura e scultura
Prima mostra Zamenhof Art a al Chiostro dei Frari, dal 6 maggio fino alla fine di giugno
A cura di Virgilio Patarini e Valentina Carrera.
Opere di Leopoldo Bon, Valentina Carrera, Amos Crivellari, Paolo Lo Giudice, Giuseppe Orsenigo, Diego Palasgo, Francesco Romoli, Ivo Stazio, Edoardo Stramacchia.
Qui sotto le opere in esposizione in questa prima mostra.
NOTA CRITICA
"Una figurazione attraversata, trafitta, tradita, ritrovata e sfigurata, tramandata e al tempo stesso rimandata, abbozzata, non finita, inquieta, in dissolvenza, in ambigua ambivalenza tra
memoria e oblìo, in crisi di identità o forse, meglio: in piena presa di coscienza della propria identità multipla, schizofrenica, mutevole e post-moderna, incline al declino e proprio per questo
forte della sua fragilità, consapevole della propria consistenza effimera, fantasmatica, famelica e cannibale e al tempo stesso anoressica. Una figurazione oltre il principio di non
contraddizione, uguale a se stessa e sempre diversa, coerentemente incoerente, nostalgica di un passato mai davvero vissuto e forse nemmeno compiutamente immaginato, che risorge dalle sue ceneri
e di cenere è fatta, e di fumo che il vento disperde e di fiamme sull’acqua. Una figurazione sincopata, ondivaga… bussola impazzita che si rifiuta di decidere una volta per tutte da che parte sta
il nord, amante fedele solo nell’ora del tradimento, presenza assente, assenza sempre presente, segno di contraddizione, disegno senza contorni, sconfinato confine, modo smodato, snodo
riannodato, grumo di sangue e sospiri, carezza che ferisce, problema sempre aperto, insoluto… Una figurazione in cui il come e il che cosa si scambiano di ruoli, in un gioco di specchi in
frantumi in cui è difficile dire se sia l’immagine che è a pezzi o il mezzo che la riflette. O l’anima che in quell’immagine si riflette e riflette su quell’immagine. Forma che si traveste da
materia e viceversa, nudo travestimento. Niente è ciò che sembra e tutto sembra nulla..." (V.P.)
Seconda mostra: MINIMAL-GEOMETRICAL, a cura di Virgilio Patarini e Valentina Carrera.
Luglio-agosto 2015. Opere di Anna Maria Angelini, Marco Bellomi, Ivano Boselli, Anna Maria Bracci, Valentina Carrera, Fausta Dossi, Carlo Fontanella, Maria Luisa Ritorno, Alessandra Repossi, Claudio Santambrogio
Terza mostra: REALITY, a cura di Virgilio Patarini e Valentina Carrera.
Settembre-ottobre 2015. Opere di Alberto Palasgo, Fiorenzo Bordin, Liliana Casadei, Luigi Profeta, Michela Meloni, Paola Gatti, Susanna Serri, Virgilio Patarini, Massimo Curciullo, Pavel Vavilin, Pina Chiarandà, Valentina Carrera