CARTOLINE DALLA VALCAMONICA
Diciamolo subito e apertamente: il titolo è una burla, un gioco. Un ironico rovesciamento.
In questa mostra gli unici quadri che vagamente potrebbero far pensare ad una cartolina sono tre di Curcelli. E anche in questo caso in senso molto lato. Per il resto siamo semmai agli antipodi di quello che comunemente si potrebbe intendere per “cartolina”, cioè rassicuranti scorci di idilliaci paesaggi, oppure castelli che svettano circondati da borghi medioevali, antichi ruderi archeologici di età romana, o rocce istoriate da graffiti neolitici... tutti soggetti che non mancano nelle vere e proprie canoniche “cartoline dalla Valcamonica” che chiunque potrebbe ricevere da turisti di passaggio in questa valle bresciana che va dal lago d’Iseo al Passo del Tonale, così carica di storia e ricca di suggestivi paesaggi naturali.
Già. Ma quelli che ci inviano queste inedite e spiazzanti “cartoline dalla Valcamonica” non sono un drappello di turisti di passaggio affascinati dalla storia o dalla bellezza dei luoghi, ma quattro artisti nati o vissuti in questo teritorio, e questa storia e questa bellezza non ce l’hanno solo negli occhi o nel cuore, ma nelle ossa o nel DNA.
E allora la faccenda cambia.
Allora spedire “cartoline dalla Valcamonica” significa spedire un pezzo di sè, raccontare, scrivere, “rappresentare” un pezzo della propria esistenza, filtrandola naturalmente attraverso la propria cultura, la propria sensibilità, la propria visione del mondo.
Poi se queste “cartoline” sui generis andiamo a leggerle con attenzione magari scopriamo che qualche legame profondo con la Valcamonica ce l’hanno: un legame più ancestrale che epidermico, più noumenico che fenomenico.
Della Valcamonica infatti affiora una rappresentazione della sua essenza materiale e spirituale, non agiografica nè stereotipata: della Valle dei Camuni si manifesta il “nous”, il “noumeno”, ovvero il pensiero che sta dietro l’apparenza, al di sotto del “fenomeno”.
E così le pietre e il ferro delle sculture e degli oggetti di Arturo Belfiore Mondotti ci raccontano il fiume che scorre e che quelle pietre leviga nei secoli, ma anche il lavoro di tanti minatori e fonditori camuni che dagli albori della civiltà, letteralmente dall’età del ferro, fondono e forgiano i metalli estratti dalle viscere delle montagne. E in opere di grande sintesi formale e raffinata eleganza contemporanea troviamo un efficace compendio della natura da una parte e del lavoro dell’uomo dall’altra, e di come entrambi abbiano trasformato e “forgiato” la Valle nello scorrere dei secoli.
E il maledetto vizio che i Camuni hanno, dalla notte dei tempi, di incidere segni e simboli sulla pietra si trasforma nei quadri di Marzaroli e in quelli di Patarini in un proliferare di scritte o di simboli che muta il senso del dipingere e riporta l’oggetto quadro da decorativo elemento di arredo a valenze più ancestrali e rituali, forse persino catartiche. In Marzaroli attraverso un ‘estetica di matrice pop levigata, controllata e (apparentemente) razionale. In Patarini secondo i dettami di un’Arte Povera o di un Nouveau Realisme rivisitati: più selvaggi e (appa-rentemente) irrazionali.
Quanto a Curcelli infine, basterà ricordare quello che ha scritto di lui Vittorio Sgarbi, per capire come il suo dipingere abbia più a che fare col “Sublime” dei Romantici che con il souvenir di qualche turista contemporaneo di passaggio sulle rive dell’Oglio. Scrive Sgarbi: “Quale natura è contemplata nelle pitture di Curcelli, umanistica o romantica, mediterranea o nordica? A vedere certi suoi paesaggi invernali o primaverili, dipinti con calligrafica perizia tecnica (...), paesaggi rigorosamente privi di presenza umana che distoglierebbero dall’immersione mistica nella totalità dell’elemento di natura in cui l’autore si lascia coinvolgere, come un druido, un sacerdote silvano farebbe nei confronti del suo dio panico, auspicando la nostra partecipazione al culto, saremmo portati a ritenerlo un perfetto romantico post litteram, discepolo ideale di Caspar David Friedrich”.
Vi.P.
PER APPROFONDIRE: Artisti stagione 2018/2019
Per approfondimenti vedi pagina: Pier Giorgio Capitanio
Per approfondimenti vedi pagina Virgilio Patarini