NOTA BIOGRAFICA
Angela Sassu, pittrice di origine sarda, nasce a Milano nel 1973.
La sua formazione artistica, inizia al liceo artistico Hajech e prosegue all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove consegue il Diploma Accademico in Pittura nel 1995.
Partecipa a diverse collettive a Milano(Saloon di Brera,Galleria Ragno,Centro S,Michele,Miniaci Art Gallery(nel cuore di Brera) .
Per un due anni circa, espone i suoi dipinti presso una galleria di arte Contemporanea di Milano,specializzata in tele-vendite (rete TV: 6 Milano) .Espone inoltre alla Libreria “Bocca” (Milano)dove le viene pubblicata una critica sul loro giornale “arte incontro”;
Nel Maggio 2009 partecipa ad una collettiva a Villa Castelbarco(Vaprio D’Adda) e sempre nello stesso anno partecipa ad un concorso al circolo “Acli” di Cinisello Balsamo, dove la giuria segnala una sua opera intitolata “Serenita” per la buona riuscita figurativa con la tecnica del “dripping”.
Attualmente Angela Sassu dipinge presso il suo suo studio-casa a Gorgonzola(Milano).
E-mail: angela.sassu@libero.it
NOTA CRITICA
C’è stato un momento, attorno alla metà degli anni Novanta, in cui era di moda parlare di “morte della pittura”. Il decennio successivo ha dimostrato quanto questo pseudo-dibattito critico fosse assurdo e meramente iettatorio. La pittura è sopravvissuta all’invasione delle nuove tecnologie, spesso però mettendosi al loro traino. I pittori trenta-quarantenni dipingono soprattutto in uno stile che emula la definizione fotografica dell’immagine, a volte con risultati convincenti, altre volte con esiti sconfortanti. Per questa ragione quando ho visto le opere di Angela Sassu – per caso e quasi di nascosto, mentre l’artista le stava mostrando a una gallerista milanese – ho formulato due pensieri in contemporanea: “che strano” e “per fortuna”. Stranamente e fortunatamente esistono ancora pittori giovani che sanno prescindere dai modelli iconici forniti dalla tecnologia. Le opere di Angela sono esempi di pittura allo stato puro, tracimazioni emotive che risentono dell’influsso di varie tendenze – in particolare del neo-espressionismo degli anni Ottanta – ma che testimoniano di un modo di sentire il corpo intenso e autentico. Prescindere dalla tecnologia non significa ignorarla, ma soltanto non renderla prioritaria: anche in queste opere affiora talvolta una liquidità dell’immagine che ha qualcosa di computeristico, ma che non è il loro elemento primario, e resta anzi sullo sfondo. Una sorta di elettricità nervosa – che fa quasi pensare a quegli studi sull’elettromagnetismo che hanno influenzato parecchi pittori tra Ottocento e Novecento – ma allo stesso tempo un’idea di monumentalità del corpo: ecco due aspetti del lavoro di Angela che invece vengono decisamente prima di molti altri.
Roberto Borghi