NOTA BIOGRAFICA
Valentina Carrera (Milano, 1975) pittrice, fotografa, iconografa e curatrice, si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera nel 1998 (con lode). Segue quindi un corso di Iconografia e Teologia presso l’Università ortodossa di Mosca “Ioanna Bogoslova” e diversi seminari pratici nel monastero Andrej Rublev e nella chiesa S. Nicolaj. Si specializza poi in fotografia per la moda alla scuola “R.Bauer” di Milano, con un successivo stage di fotografia teatrale presso lo studio/archivio fotografico del Piccolo Teatro di Milano nel 2000. Dalla primavera del 2000 co - dirige il Centro Culturale Apollo e Dioniso di Milano e le sue numerose attività. Ha curato e organizzato tre edizioni di un Festival dedicato alla cultura e all'arte russa e un Festival dedicato ai paesi dell'ex - Jugoslavia. Si è anche occupata come direttrice di spazi espositivi dell'organizzazione e curatela di mostre d'arte contemporanea. Attualmente è condirettrice della Galleria Zamenhof di Milano. Sue opere sono in permanenza presso “Atelier Chagall” di Milano, “Galleria Zamenhof” di Milano, “Ariele” di Torino e “GrecoArte” Fucecchio (FI). Tra le principali pubblicazioni troviamo: Le allusioni del colore, a cura di Paolo Levi, Editoriale Giorgio Mondadori, Milano 2009; Post-Avanguardia, a cura di Paolo Levi e Virgilio Patarini, Editoriale Giorgio Mondadori, Milano 2010; Arte per Tzahal, Ass. Italia Israele, Torino 2010; Bereshit, monografia a cura di Paolo Levi e Virgilio Patarini, Editoriale Giorgio Mondadori, Milano 2010; Genesis. Un percorso spirituale, a cura di Paolo Levi, I libri di Effetto Arte, Palermo 2010; Terza dimensione, a cura di Paolo Levi e Virgilio Patarini, Editoriale Giorgio Mondadori, Milano 2011; Enciclopedia dell'Arte Italiana, a cura di Virgilio Patarini, Ed. Enciclopedia dell'Arte Italiana, Milano 201. Articoli e opere sono stati pubblicati su Arte Mondadori, Arte Contemporanea e OKArte.
NOTA CRITICA
Coincidentia Oppositorum
I quadri di Valentina Carrera sono una ridda ubriacante di ossimori, di coerenti contraddizioni: sono immobili tempeste, sono lampi di tenebra fatti di materia spirituale, sono funambolici giochi da tavolo di disequilibrato equilibrio, criptiche rivelazioni di un caos ordinato, superfici tridimensionali di levigata scabrosità, arcaiche narrazioni contemporanee, apollinee composizioni dionisiache, ricche, colte e preziose opere di semplice e disarmante povertà. La forza primigenia e raffinata che promana da questi quadri deriva proprio dall'innata capacità della giovane artista milanese di conciliare gli opposti per dar vita ad opere d'arte do sostanziale, corposa coerenza artistica ed eterea, originaria originalità. Non è poi casuale se molte opere sono state ispirate ai primi versetti della Genesi, poiché appare evidente che ogni qualvolta un quadro viene costruito sull'inquieto equilibrio tra Luce e Tenebra, Ordine e Caos, Forma e Materia informe, ebbene in tutti questi casi non è possibile non pensare a risvolti di tipo cosmogonico. Anche quando il titolo dei quadri parrebbe suggerirci altri orizzonti interpretativi. Anche se non tutti i quadri della Carrera si intitolano Fiat lux, e non tutti hanno espliciti riferimenti al libro della Genesi, quasi sempre dinnanzi ad uno di questi ci viene da pensare a quei momenti cruciali nella storia dell'Universo in cui la Luce è stata separata dalle Tenebre, le Terre dai Mari. Momenti che mitologie e religioni di tutti i tempi e in tutti i luoghi hanno raccontato molto spesso con immagini ed espressioni molto simili e che forse rappresentano un comune retaggio, profondo ed arcano dell'umana esperienza. Ma forse nel Macrocosmo si rispecchia il Microcosmo. Forse le cosmogonie raccontano, metaforicamente, soggettive, psicologiche ontogenesi. Forse dietro il conflitto tra la Luce e la Tenebra, tra il Cosmo e il Caos, si cela quello tra il Conscio e l’Inconscio e la nascita del mondo simboleggia la nascita del soggetto. Opere come La nascita di Eva parrebbero esplicitare proprio questo aspetto, questa ulteriore chiave di lettura.Ed allora possiamo interpretare sotto una diversa luce il difficile, complesso, conflittuale rapporto tra la Materia allo stato puro, indistinto, indifferenziato e la Forma che cerca disperatamente di emergere, di imporsi, di imporre il proprio sigillo di razionalità (o quanto meno di ragionevolezza) sull’eterna rivale: un rapporto tanto dialettico e necessario quanto problematico e violento. Nello scontro ineluttabile tra la Forma e l’Informe, spesso i confini tra aggressore e aggredito si confondono, i ruoli si rovesciano a ripetizione, così rapidamente che talvolta capita di smarrirsi e di non distinguere più l’una cosa dall’altra. I quadri della Carrera raccontano anche questo: quanto labile sia il confine che separa il Soggetto dall’Oggetto, l’Uomo dal Mondo che lo circonda. E quanto difficile, e doloroso, e per nulla certo, sia il processo di auto-definizione.I quadri di Valentina Carrera non ci mostrano l’esito di questo titanico scontro, quanto piuttosto una fase, nel vivo del combattimento. Così colori e materiali che scompongono e ricompongono il piano narrativo appaiono come una vera e propria raffigurazione delle linee di forza e dei campi di energia che si sprigionano nel corso di questi eventi di autentica ontogenesi dell’Io. Ontogenesi che rappresenta il primo, vero contenuto di queste opere.Quello a cui assistiamo, dunque, per quanto violento, brutale, o anche solo essenziale, possa sembrarci è, in definitiva, un lieto evento, nel senso comune della parola: vale a dire una nascita. La nascita di un Soggetto: sia esso un pensiero, un individuo, un personaggio mitico (biblico), o una creatura degli abissi della psiche. In altre parole si potrebbe descrivere tale processo creativo come un conflitto tra la Coscienza e l’Inconscio: come l’impellente (ma impossibile) tentativo della parte solare dell’Io di rendere conto delle sue parti più oscure e irriducibili.Ecco, proprio in questo è il valore, l’apporto di conoscenza, la scoperta della Carrera: la scoperta dell’irriducibilità dell’Informe, dell’impossibilità di piegare completamente l’Irrazionale alle ragioni della Ragione. E viceversa. Perché se è vero che “il cuore ha delle ragioni che la ragione ignora” (Blaise Pascal) è altrettanto vero che spesso (quasi sempre) “c’è del metodo nella nostra follia” (William Shakespeare). Di questo parlano, tra le altre cose, le opere di Valentina Carrera.
Testo di Virgilio Patarini, tratto da Valentina Carrera Bereshit, Mondadori, Milano 2010, pp. 14.
Paolo Levi presenta Valentina Carrera, all'inaugurazione della sua mostra personale intitolata: "Bereshit" alla Galleria Ariele di Torino - Primavera 2009