NOTA BIOGRAFICA
Paolo Rossetto nasce il 6 giugno 1968 a Bolzano. All’inizio i contenuti delle mie opere sono paesaggi e nature morte, con un linguaggio figurativo; poi elaboro uno stile personale per evidenziare un’espressione surrealista. Mi avvallo di antiche sapienze operative in applicazioni con metodologie attuali, fondendo l’uso di terre colorate naturali con cera, gesso, grafite, acrilico, olio e utilizzando come supporto il legno.
Nel 1985 frequento l’Istituto Statale d’Arte a Trento dove nel 1990 conseguo il diploma di “maestro in arte applicata”. Nell’ultimo decennio ho allestito diverse mostre collettive e personali a Milano, Bologna, Innsbruck, Bolzano, Ferrara, Massa Carrara, Roma, Lecce, Moena (TN), Berlino. Dal 2007 faccio parte del gruppo di artisti del Museo della Permanente di Milano.
A Bolzano le mie opere sono presenti negli studi dei maggiori professionisti della città; inoltre, grazie ad una collaborazione che dura da anni con una azienda vinicola bolognese, i particolari delle mie opere vengono usate per etichette di vini pregiati. Hanno scritto della mia produzione: R.Boccaccini, G.Mariani, P.Rizzardi, S.Perelda, L.Nava, G.Casiraghi, I.Castoldi, R.Tomasina, A.Tribus, T.Vietri, M.L.Caffarelli, V.Patarini, P.Levi, E.Camoni, E.Govi, C.Perer.
NOTA CRITICA
Una natura fuori dagli schemi
E sempre ancora vediamo Rossetto infrangere le leggi della natura e come sempre – in Paolo – non c’è demarcazione fra i tre “ regni “ – animale vegetale minerale. Perché l’uomo si fa legno ed il legno si fa pietra. E viceversa, la natura non fa differenza – e cosi non vuol farle il pittore, vediamo quindi una mano che sboccia da un ramo contorto – e alle volte ne sboccia una intera persona, perché un ramo contorto ormai secco e reciso mantiene comunque la sua vita interna – che nel mondo dell’arte può trovare la sua palingènesi e rifiorire. Forse anche Michelangelo – litigando con Giulio II che li veniva a rompere le scatole – pensava proprio questo dipingendo due dita a contatto – nella Cappella Sistina – come simbolo di trasmissione della vita. In Paolo Rossetto ad un tratto vediamo due mani a contatto – due mani che erompono dagli avambracci di legno nodoso – per dire che la vita non ha bisogno di leggi per essere e svilupparsi: nè di leggi divine nè di norme sancite da antichi scienziati vincolati dal terrore dell’ignoto. La vita ha soltanto bisogno d’arte e d’amore. E’ così che i millenni si superano – o meglio si scavalcano – e noi restiamo come eravamo da sempre: esseri umani caratterizzati dalle nostre componenti – inscindibili – pietrose e legnose ed animali. Se venisse a mancarci anche una sola componente noi non saremmo più noi – perché non faremmo più parte della natura. E a chi ci venisse a disturbare dovremmo domandare – come in Dante Palinuro – “ perché mi schiante? ” e non vogliamo farci schiantare – vogliamo continuare ad essere noi stessi.
Come Paolo ci dipinge.