NOTA BIOGRAFICA
Bruno Moretti Sanlorano è nato a Casale Monferrato. Inizia a dipingere da ragazzo. e la sua formazione artistica è essenzialmente autodidattica. A ventidue anni si
trasferisce a Milano e sceglie di ultimare gli studi nelle discipline psicologiche, laureandosi e specializzandosi.
Nel 1978 viene segnalato dal Centro Informazioni d’Arte Brera in occasione del Concorso Mario Sironi, presso la Galleria Boccioni di Milano. Del 1983 e 1984 sono le
mostre Parole e immagini bruciate, interpretazioni di testi poetici, alla Biblioteca Comunale di Baggio a Milano, al Comune di Castelvetrano e al Centro Luigi Pirandello di Castellamare del
Golfo. Segue, nel 1985, una mostra personale allo Studio Panigati di Milano.
Successivamente espone in gallerie e location di varie città, tra cui: Galleria Solenghi, Como, 1992; Casa di Cesare Pavese, S.Stefano Belbo(CN), 1994; Castello di
Binasco (MI), 1996; Casinò Municipale, Sanremo (IM), 1997; Galleria S.Vidal, Venezia, 1998; Palazzo Esposizioni, Pieve Emanuele (MI), 1998; Palazzo delle Terme, Salsomaggiore Terme (PR), 1999.
Nel 2000 è scelto per Natura-In-Forme presso la Basilica di S.Celso a Milano, e partecipa al Premio Biennale Internazionale Filippo Salesi, a Villa Ormond, a Sanremo (IM).
L’attività pittorica si fa più decisamente seriale, con produzione per cicli tematici, dalle “vegetazioni esotiche”, agli “alberi”, al “Liberty”.
Nel 2006 presenta in personale una serie di opere alla Bottega d’Arte Sanremo. Nel 2007 è alla Galleria ARTelier di Milano (Idee nuove a Milano), e partecipa a
Artisti Underground, nella Metropolitana di Milano. Seguono: Memorie con vista, Archivi del Novecento, Milano, e Galleria Ariele, Torino, 2008; Palafiori, Sanremo (IM), 2008; Artisti della
Galleria, Galleria Zamenhof , Milano, 2008; In Liberty, mostra personale, Galleria Zamenhof, Milano, 2008; Trofeo Dalì, Malgrat de Mar, Barcellona (Spagna), 2008. Quindi, nel 2009: Liberty
Milanese, mostra personale, “Le Jardin d’Histoire”, Museo di Storia Naturale, Milano; Koiné, Galleria Zamenhof, Milano; Pittura per tre, Bottega d’Arte Sanremo, Sanremo (IM); Spazio Espositivo
Ex-Magazzini Ferroviari, Sanremo (IM); Oltre la realtà, alla Galleria Zamenhof di Milano, alla Galleria Ariele di Torino e alla Galleria Il Rivellino di Ferrara.
Nel 2010 una sua personale viene allestita nella Rocca Viscontea e organizzata dal Comune di Lacchiarella (MI). Partecipa a Internazionale Arte Italia, presso Villa
Gualino, Torino. Sempre nel 2010 viene scelto tra gli artisti per il progetto “Post-Avanguardia”, con mostre al Castello degli Estensi di Ferrara, al castello Malaspina di Massa e al Castello di
Carlo V di Lecce. E’ quindi presente alla V Biennale Internazionale di Ferrara.
Di lui hanno parlato quotidiani e riviste a diffusione nazionale. Immagini di sue opere e interventi critici appaiono in cataloghi d’arte. Sulla stampa specializzata
in particolare hanno scritto di lui Paolo Levi, Virgilio Patarini, Andrea Coppini e Guido Folco. Una trattazione ampia gli viene dedicata nel volume “Post-Avanguardia”, edito da Giorgio Mondadori
, 2010, e figura nel catalogo della V Biennale Internazionale di Ferrara, anch’essa dell’Editoriale Giorgio Mondadori.
Vive tra Milano e Sanremo.
NOTA CRITICA
La pittura di Bruno Moretti Sanlorano si distingue da sempre per la forza e l’efficacia espressionista di una figurazione capace di reinventare la tradizione senza cadere nell’anacronismo. La sua pennellata è corposa, decisa, a tratti guizzante, non indugia nell’aneddotico, non descrive il particolare con minuzia icastica; punta piuttosto al bersaglio grosso in un vortice di luce, forme, colori. Spesso egli sfida se stesso e la sua pittura, si mette alla prova: qualche tempo fa col suo stile “corposo”, col suo gesto pittorico “libero”, rapido e drammatico si è messo a raffigurare le volute leggere, leziose e arzigogolate del Liberty architettonico. E ci è riuscito riuscito grazie a un sapiente recupero: con la pastosità contorta di una pennellata rievoca i rilievi delle decorazioni, con affastellamenti improvvisi e barocchi di guizzi cromatici racconta con accenni la tipica ridondanza dello stile in questione, ed infine con vibrazioni di luce che molto devono agli studi di Monet egli anima le facciate di questi edifici che trascolorano sotto i nostri occhi.
Ci sono piaciute le sue zoomate impietose, e le inquadrature inedite, ardite, e l’occhio che si addentra con umana pietas nei contorcimenti della natura. I suoi
alberi, dipinti con rapide, furiose pennellate o scavati nel colore dalla spatola, si protendono in primo piano nell’aria carica di elettricità e di oscuri presagi. La narrazione procede a lampi
improvvisi: illuminazioni, bagliori repentini e fugaci della memoria che strappano per un istante un particolare, un aneddoto illuminante alla materia magmatica di un’emozione informe, vibrante,
inquieta che pervade la tela. Autore e fruitore possono riconoscere un simbolo, un segno che adeguatamente interpretato può dirci qualcosa del nostro Io più profondo, del nostro Io più
oscuro.
Virgilio Patarini