Nato nel 1957 a Milano, risiede in un borgo sui colli piacentini. Fotografo free-lance professionista.
Costantemente e volentieri al margine del discorso 'produttivo' di fotografo, a causa delle personali ispirazioni ed esigenze artistiche, nel 1995 imbocca la strada artistica esponendo per la sua prima mostra al Centro Lavoro Arte di Milano. In seguito concenra l'attenzione alla costruzione di un dialogo più diretto possibile e spontaneo con lo spettatore delle sue immagini. Non impantanato nei nuovi immensi orizzonti delle possibilità digitali, senza rifiutare la tecnologia, ma rivolgendosi allo studio della pittura per esprimer meglio l'enfasi comunicativa, sceglie la via di una fusione sintetica fondata sulla necessaria e vitale pratica espressiva manuale, senza mai abbandonare o disconoscere la matrice di un mondo artistico che è nato fotografia ancor prima di divenir reale.
L’esigenza di una sempre maggiore espressivita' comunicativa si convoglia nella tematica stilistica della labilita' dell'immagine e della realtà, sempre vissuta come ricordo autobiografico, ed in quella contenutistica, idealmente contrapposta, tutta volta all’esasperazione ‘violenta’ dell'emotivita’.
Tra le varie esposizioni si segnalano le partecipazioni ad Arte Laguna del 2006/7 e il terzo premio nella prima manifestazione, le menzioni al Premio 'Il Segno' presso la gall. Zamenhof e le successive collettive a Ferrara e a Venezia. La realizzazione di sei tavole inserite nella sede di De Agostini a Novara e l'illustrazione di volumi per la Cedam.
Note critiche
Quelle che affiorano nella luce cangiante della memoria di Vito Carta sono immagini inquiete: volti, corpi, scenari… fotogrammi che galleggiano in una luce che cambia, a tratti morbida, tenue, soffusa, a tratti abbacinante e tagliente. La memoria è il flusso, la corrente che le trasporta, le sparpaglia, le accosta, le mischia, le sovrappone, le allontana, le deforma: scompone e ricompone i contesti in cui le immagini stesse trovano nuove combinazioni, nuova luce, nuovi colori, nuovi significati. Perché Vito Carta sa bene che la memoria è una compagna infedele che mente con abilità, ma spesso nei suoi inganni, nelle sue bugie si nascondono rivelazioni spiazzanti e realtà insospettabili. E l’artista, come un giocoliere, usa l’inganno e la menzogna per raccontarci la verità.
Virgilio Patarini
Vito Carta è un uomo e un artista ‘abituato a divertirsi’ con le immagini e questo presupposto lascia subito leggerezza e libertà a primo acchito. Lentamente le sue creazioni fotografiche divengono espressione di arte pregevoli e preziose, nascono nella mente dell’artista insieme al pc che offre la possibilità di giocare con le immagini, un gioco che non è puramente ludico ma è ‘diversiva azione’, rielaborazione, distrazione leggera. L’arte di Carta segna un passo in avanti nella digital art perché non risente affatto di incomprensione poiché riesce a restituire con l’elaborazione un’altra idea di realtà, un’altra versione.
Le immagini da rielaborare vengono scattate con la consapevolezza della creazione, ossia gli scatti vengono attuati sapendo bene cosa cercare con l’obiettivo e come diventeranno con l’apporto digitale, questa è l’innovazione di Carta che consente alle immagini di vivere in un’altra forma, in una diversa espressione lontano dalla convenzione tecnica, in una unicità imparagonabile e di grande effetto.
Si assiste a persone, paesaggi, gesti: ciò che nella mente si palesa sul supporto si attua grazie alla grandezza del computer e all’abilità di chi pensa che l’arte è la maestosità di tutto, l’elevazione che supera la tecnica e mostra la genialità di una mente che sa operare con i colori senza sporcarsi. Quanto lavoro in quelle manipolazioni, quanto slancio nelle cromie, quanto entusiasmo in quelle rese: un’arte elegante e raffinata, di grande impatto e impulso, frutto di una mente pacata e geniale.
Anna Soricaro
Come poter classificare le immagini di Carta? I suoi scatti sono flash di colori e luci; alcuni hanno il paesaggio come tema principale, altri la figura umana, taluni, ancora, nel virtuosismo della rielaborazione grafica, appaiono quasi come scene astratte generate dalla pura luce. Ad uno sguardo poco attento, insomma, non si riesce a cogliere un filo conduttore o un tema assoluto. In realtà, e basta farsi sommergere dai mondi immaginati dall'artista per capirlo, le impalpabili sensazioni dei viaggi onirici, sono i reali protagonisti dei lavori di Carta.
Come teorizzato da André Breton nel manifesto del Surrealismo del 1924, l'artista doveva operare in una sorta d'automatismo psichico, ovvero quel processo
in cui l'inconscio, quella parte di noi che emerge durante i sogni, riaffiora anche quando siamo svegli e ci permette di associare libere parole, pensieri e immagini senza freni inibitori e scopi
preordinati. Seguendo quest'insegnamento la vera forza delle immagini di Vito Carta non sta nell'impulsività e nella frenesia dell'impeto creativo, seppur essi regalino molta forza e carattere
agli scatti; ma sta nel ritrovamento di una frazione del vissuto quotidiano, non solo quello dell'artista, che prende le scene dal bacino delle proprie esperienze e ricordi, ma anche del vissuto
degli astanti. Ogni scatto è un caleidoscopio in cui le immagini dei viaggi onirici di Carta ci fanno ritrovare i nostri tempi e i nostri vissuti.
Emanuela Pitti
Nei Landscape di Vito Carta lo spazio è al limite della metafisica. I corpi cercano di stabilire una relazione con la realtà ma restano intrappolati in una dimensione che si sovrappone ad essa.... La solitudine, il dramma quotidiano brillano nei penetranti sguardi delle figure femminili scolpite digitalmente e scavate al limite della loro carnalità. C'è un ricercato attrito tra un attenta contemporanità immersa in contenuti e figure tradizionalmente significanti. Tutto questo da frutto ad un armonioso risultato che si risolve in un arte concettualmente interessante, figurativamente impeccabile e tecnicamente avanguardistica.
Lorenza Fragomeni