NOTA BIOGRAFICA
Claudia Margadonna è nata a Milano nel 1963. Laureata in lingue e letterature straniere all’Università degli Studi di Milano, ha poi frequentato la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (Naba), con le insegnanti Luciana Meazza e Marta Dell’Angelo. Attualmente vive in campagna dove si dedica alla pittura, alternandola all’attività lavorativa a Milano.
Mostre personali
Emulsioni e vaporizzazioni cromatiche, settembre 2011, Chiesetta dei morti, Orzinuovi (Bs), con il patrocinio del Comune di Orzinuovi - Assessorato alla Cultura; Liberamente, maggio 2009, Rocca Sforzesca, Soncino (Cr), con il patrocinio del Comune di Soncino - Assessorato alla Cultura.
Mostre collettive
Tracce, dicembre 2012, Galleria Zamenhof - via Zamenhof 11 – Milano; Il Segno 2012, ottobre 2012, Premio internazionale d'arte contemporanea curato dalla galleria Zamenhof, Palazzo Zenobio, Venezia; Labili confini, giugno 2012, galleria Open Art Milano; Pitture & Scultura due scuole in mostra, maggio 2012, sala esposizione La Villa, Vedriano di Canossa (RE), con il patrocinio del Comune di Canossa; Concorso Buenos Aires, mostra primi classificati, giugno 2011, Galleria Open Art Milano; Omaggio a Chopin, gennaio 2011, Galleria Cubo Studio, Mantova; The smile exhibition, dicembre 2010, Rocca San Giorgio, Orzinuovi (Bs), con il patrocinio del Comune di Orzinuovi - Assessorato alla Cultura; Omaggio a Chopin, ottobre 2010, Galleria Studio D’Ars, Milano; Fuori stagione 2010, giugno 2010, Circolo Culturale Bertolt Brecht, Milano; Allunaggio 40 anni dopo, marzo 2010, organizzazione a cura della Fondazione D'Ars, Galleria 9 Colonne Spe Il Giorno, Milano; Nabastore, settembre 2009, Nuova Accademia di Belle Arti, Milanofiori
NOTA CRITICA
EMULSIONI E VAPORIZZAZIONI CROMATICHE
Claudia Margadonna esprime i suoi stati d’animo attraverso figure ridotte all’essenziale, avvolte da vaste campiture compatte e caratterizzate da un’accesa cromia. I colori emulsionati seguono architetture fittizie, si snodano lungo la superficie telata in densi e morbidi strati di masse cromatiche intervallate da spazi vuoti, attimi di respiro e interstizio fra i vari piani. Un’energia radiante segue la circolarità delle forme e la morfologia delle rotondità, le quali si muovono libere e sembrano non seguire alcuna logica interna o principio razionale. Gli stessi colori sono una sinfonia dalle infinite tonalità, difatti Margadonna non esclude nessuna gradazione dalla tavolozza anzi ritroviamo le terre bruciate, i blu degli abissi e le nuance solari, accese da bagliori. Accanto a questi tasselli tonali sorgono contingenti vuoti bianchi che provocano salti di continuità, dei momenti di pausa, di assenza-essenza tra i colori. Le tinte à plat si comportano come liquidi, come se fossero inscritti all’interno di limiti elastici e nebulose evanescenti. Fluidità di colori che disfano le maglie dei confini, sciamano e si propagano nello spazio pittorico, “[noi anime] bolle di vento e sapone, 2010”, “placche di litosfera, 2010”, “traffico sottomarino, 2010”, fuochi rosseggiati, deflagrazioni locali. Come in una grande rappresentazione teatrale, qui i colori giocano il ruolo da protagonista e le sfumature assurgono a comparse, libere di suggestionare tramite la loro infinita varietà di tracciato, forma e densità corposa talaltra leggera. Il colore ad olio steso come strato preparatorio della tela diluisce e sgrava la pittura acrilica, la quale assume l’aspetto di velature acquarellate che s’intervallano sulla superficie tramata. I colori autonomi e slegati dalla mimesi della realtà trovano un riscontro nei titoli, una sintomatica richiesta di concretezza la quale assurge a pretesto prefigurando storie, tessendo eventi immersi in un’ambiente liquido o gassoso. Musiche, parole, ricordi introducono e completano le creazioni di Margadonna, una ricerca ricorrente per una frase, una citazione, un verso che possa racchiudere l’immensità d’espressione dell’opera, delle innumerevoli gradazioni che percorrono lo spazio e lo invadono. Il nostro sguardo dinnanzi a queste tele gira attorno all’immagine ed ogni lato può fungere da base, ci si allontana da una visione centrale assoluta sicché è difficile stabilire un alto e un basso, laddove il risultato è assenza di progettualità e si rivela al momento delle sua creazione. Intrecci di segni colorati, ove tuttavia si scorgono forme ed elementi evocanti la realtà (Noi anime bolle di vento e sapone, 2010). L’espandersi dei volumi tonali sull’intera superficie del quadro vanificano la correlazione tra la superficie e la profondità di visione, lo sguardo si trova senza un territorio ben preciso, ondeggia incessantemente nello scorrere delle sfumature che si inseguono, non siamo in grado di controllarne l’articolazione (Star Wars, 2010). Le immagini si dissolvono e si vaporizzano, la pittura esplode, fiorisce (L’albero della vita, 2010), suggestioni che si slegano in sagomature infinite altresì in pennellate le cui tracce non resistono alla pressione, non mantengono la loro essenza. Profili leggibili che si riverberano in effetti di echi cromatici, impronte che lasciano la loro traccia e s’insinuano tra le lievi trame della superficie telata. Il gesto pittorico dà vita ad arabeschi, a masse di grovigli tonali (Nascita di un dinosauro, 2010) creano vibrazioni scintillanti, cosparse o ritmate da accenti che delineano il percorso d’esplorazione dello sguardo. Un percorso cromatico perpetuo che si estende, modificato soventemente dalle colate che ne modificano l’aspetto quando si vanno ad incrociare con masse preesistenti, tutto allora si snoda sul piano percettivo e cadenzato del colore. Il tutto acquista una variabile d’incertezza che ridà all’opera una declinazione vitale, giacché irrisolta. Piani di manifestazione discorsiva delle emozioni endogene e intime di Claudia Margadonna. L’emozione si fa colore, il sentimento prende corpo e diventa visibile, contemplabile.
Sonia Patrizia Catena