NOTA BIOGRAFICA
Giuseppe OrsenigoNato a Cantù nel 1948 ha frequentato l’Istituto d’Arte di Cantù, diplomandosi Maestro d’Arte. La sua attività artistica risale ai primi anni Sessanta, ma sino al 2001 si è rifiutato di esporre in pubblico le sue opere. Per Orsenigo questi “trent’anni di segreto lavoro, quasi al riparo da occhi indiscreti, o da giudizi frettolosi e intempestivi”, come scrive il noto critico Morando Morandini, sono serviti per affinare il suo stile pittorico definito “ la firma della sua volontà di fare e di esprimersi”. Esperto conoscitore delle tecniche della lavorazione del legno, svolge da oltre quarant’anni la professione di designer dirigendo un laboratorio artigiano. Dal 2001 ha esposto le sue opere in numerose personali, tra cui una retrospettiva allo “Spazio Guicciardini” di Milano, ad Aosta in due occasioni alla Saletta d’arte comunale e alla Torre dei signori di Sant’Orso, a Milano al Nuovo Spazio Aleph, Rosso Lacca, Galleria Zamenhof, a PortoVenere alle Fondamenta della Chiesa di San Pietro e al Castello Doria , a La Thuile Albergo Planibel e Spazio Aiat , a Saint-Vincent Salone delle Terme , a Figino Serenza Villa Ferranti , a Cantù palazzo La Permanente Mobili, a Como Spazio Espositivo San Pietro In Atrio , a Mariano Comense Galleria Mauri , a Vertemate con Minoprio Fondazione Minoprio e Rcm Arredamenti, a Menaggio Sala Consiliare.
Diverse anche le collettive in IItalia e all’estero:
Ferrara Castello degli Estensi, Chiostrino di Sant’Anna, Palazzo della Racchetta, Massa Carrara Castello Malsaspina, Lecce Castello Carlo V, Imperia Pinacoteca, Soleto Porta San Vito, Miilano Galleria Zamenhof, Archivi del 900, Artisti Quartiere Garibaldi, Fondazione Sassetti, La Permanente, Palazzo della Triennale, Innsbruck, Nimes, Parigi e New York. Di lui si sono interessati quotidiani e televisioni nazionali , fra cui “Rai3”, La Stampa, Avvenire, Il Giornale,Magazine di Repubblica America, La Provincia di Como, ,Il Corriere di Como.
Le sue opere sono pubblicate nel volume “Post-Avanguardia” dell’Editoriale Giorgio Mondadori (2010) e si trovano presso: Aiat Aosta, Terme di Saint-Vincent, Comune di PortoVenere, Galleria Mauri, nonché , in collezioni private.
Di lui hanno scritto:
Laura e Morando Morandini, Gianni Pre, Franco De Faveri, Giuseppe Possa, Alessandra Masseglia, G.Vicentini, Corrado Cattaneo , Vittoria Colpi, Lorenzo Morandotti, Davide Corsetti, Paolo Levi, Virgilio Patarini, Alberto Longatti.
Mostre 2012; Venezia - Palazzo Zenobio – Mostra Personale “La vita che vorrei” a cura di Virgilio Patarini Venezia – Palazzo Zenobio – Mostra Collettiva “Koinè” a cura Galleria ZamenhofMilano – Atelier Chagall – Mostra Collettiva “ Corpo, Paesaggio Informe” – a cura di Virgilio PatariniMilano – Associazione artisti del quartiere Garibaldi – Centro Internazionale Studi e Lavoro “San Pietro” Mostra Collettiva “Fantasticando” – Marzo 2012; Mostra Collettiva “Colore senza confine” – Gennaio 2013
NOTE CRITICHE
IL SENSO DELLA VITA
Nelle tavole dipinte, o meglio “manipolate” da Giuseppe Orsenigo, la caratteristica principale è l’accumulo di significati. Una pluralità che va di pari passo con la variabile disseminazione di segni, immagini, figure mescolati in magma che trova proprio nella complessità la sua giustificazione operativa. Per produrre questo effetto di spessore l’artista adotta una tecnica particolare, con materiali diversi magistralmente amalgamati, talora rappresi talaltra distesi, colati, sovrapposti in una sostanza dalla tattile modellazione. E tale elaborato sistema operativo finisce per apparire come una sorta di umore apparentemente liquido, ma in verità solidissimo, dove qualcosa di vivo è stato imprigionato. Lo si può anche definire una sorta di acquario pietrificato nel quale oggetti almeno in parte riconoscibili, estratti dalle apparenze quotidiane, sono mescolati con forme astratte, ectoplasmi misteriosi, fantasmi della memoria, riferimenti onirici.I titoli delle opere (dipinti o bassorilievi?) non descrivono i contenuti ma vi accennano soltanto, almeno per quanto riguarda il percorso concettuale, che poi ha una definizione incerta perché subisce inevitabilmente le variazioni imposte dal tormentato procedimento operativo. Avendo come costante l’intimo confronto con se stessi rappresentato dai fori dove è celata una superficie specchiante. L’incertezza, l’ambiguità dei significati non sono fuorvianti, ma generano un seguito di suggestioni che costituiscono proprio la principale connotazione della ricerca di Orsenigo. Un lavoro che attualmente, come dimostrano le opere raccolte in questa mostra, sta attraversando una nuova, interessante fase di semplificazione, o meglio di aggregazione descrittiva che suggerisce un più ampio campo d’ispirazione, tematiche contigue alle provocazioni visive di marca surrealista. Sembrano infatti ricollegarsi a quelle esperienze storiche le composizioni dove le eccedenze materiche si attenuano per isolare spazi vuoti, fondali monocromi in cui galleggiano pochi elementi figurativi dalle evidenti allusioni astrali. Si direbbe che l’artista, dopo tante calate nei recessi della coscienza individuale, voglia interrogarsi sul cammino di ognuno e quindi saggiare panorami più vasti di quelli introspettivi, porre in campo simboli di valore universale pur senza abbandonare i richiami alla natura. Pulsioni esistenziali, sempre, non astrazioni intellettualistiche. Lo provano gli interessanti dipinti della serie “L’albero della vita” che come metafora visiva non fanno riferimento ai rami arricciolati della celebre tavola klimtiana sullo stesso soggetto ma rappresentano tronchi solidamente ancorati al suolo e da esso proiettati verso l’alto. Agli aggraziati intenti decorativi del maestro viennese si preferisce l’appello ad una realtà robusta, di schietta sostanza umana. Per riflettere sul destino comune ad operatore e riguardante, a chi comunica il proprio pensiero ed a chi lo riceve, disponibile a farlo proprio.
Alberto Longatti
UN MAESTRO D'ARTE DAGLI SCENARI FANTASTICI
Giuseppe Orsenigo, a mio avviso, possiede una tavolozza ricca e modulata, una capacità gestuale fluida eSicura, un segno che spesso intravede una visione,che subito
si scompone nelle suggestioni di un colore che vive di sè, delle sue infinite possibilità evocative e rappresentative. Ci sono intrecci, d’incantesimi e magie,nelle sue composizioni:
apparizioni provenienti da una miscela di concreto e di astratto, da movenze d’onde e ritmi, da incastri cromatici e da forme aeree che paiono volare nel vento e dissolversi in architetture
labirintiche, sfumate da traiettorie indescenti.Egli, in certi casi, usa il collage per aggiungere una certa corposità fisica al quadro, come contrappunto alle impalpabili campiture colorate. Si
tratta dell’aggiunta di pezzi di cuoio, vetro, frammenti di metalli vari, integrati con colle nel resto dell’opera, che riproducono un effetto straniante tra forme e figurazioni non sempre
individuabili. A volte il suo mondo, pieno di tinte vivaci, ricorda scenari fantastici e surreali che lasciano ampio spazio di riflessione all’immaginazione dei fruitori. Un universo il suo
che, soprattutto, non chiude alla speranza, anzi offre gioia e serentità, sensazioni visive ed emozionali, che affiorano dalla profondità dell’inconscio. Proprio com’è nell’intenzione
di Giuseppe Orsenigo, singolare artista di immagini, mentre compone i suoi capolavori, nell’introspezione del suo studio-laboratorio.
Giuseppe Possa