NOTA BIOGRAFICA
Simone Boscolo (Milano, 1976) artista ed illustratore, vive e lavora a Milano. Tra le principali pubblicazioni Post Avanguardia, Mondadori, Milano 2010.
NOTA CRITICA
La memoria dell'oblioL'arte di Simone Boscolo si gioca tutta, ambiguamente, tra memoria e oblio, tra pittura e fotografia, tra gesto che lascia un segno e gesto che nega, che cancella, dissolve. Egli recupera vecchie foto in bianco e nero del secolo scorso, le rielabora, le ingrandisce, le stampa su forex, vi sovrappone scritte e poi le cancella, le graffia, produce abrasioni, lacerazioni della superficie, dell'immagine, del senso. Una teoria di corpi in dissolvenza: coppie, famiglie, singoli ritratti. Personaggi in posa, col vestito buono dei giorni di festa, immortalati per una grande occasione, tirati fuori dal cassetto dei nonni. O forse pescati dalla cassa di un robivecchi. La loro vita di uomini qualunque ambiguamente salvata dall'oblio, riscattata fuori tempo massimo e sbattuta in faccia ad un fruitore contemporaneo distratto per definizione e per definizione superficiale. Ma tutto è il contrario di quello che sembra. Le cancellature in realtà ci dicono delle cose. Le scritte invece non dicono, ma contraddicono. Facciamo un esempio: cancellare quasi tutto di una fotocopia, come ad esempio nell'opera 'Pietro e Giuliana Gudestern fidanzati', e lasciare intravedere quasi solo le due mani, la mano di lui appoggiata sul ginocchio, la mano di lei lungo il fianco, entrambe tese nel medesimo gesto contratto... ebbene questo può raccontarci molto di questi due soggetti, e quelle abrasioni, quelle cancellature, che consentono di soffermare lo sguardo su questo particolare rivelatore, sono gesti che nel cancellare, rivelano qualcosa. Al contrario quello che viene detto esplicitamente, quello che viene 'esibito' come ad esempio il contenuto delle scritte sovrapposte, può essere menzogna, equivoco premeditato. Sulla foto in questione appare la scritta 1855, come a sancire la data della foto e del fidanzamento. Ma una disamina attenta non può che rivelare delle discrepanze: l'abbigliamento e il tipo di foto non sembrano affatto della metà dell'Ottocento, ma decisamente più tardi. La data è, evidentemente, un depistaggio. D'altronde queste opere non sono reperti documentaristici, ma opere d'arte: simulazione e dissimulazione.
Virgilio Patarini