NOTA BIOGRAFICA
Paolo Lo Giudice ha 60 anni, abita a Pisano (NO), realizza le sue sculture assemblando scarti e rifiuti di diversa origine e composizione,che liberati dalla ruggine, sono poi “rivestiti” con vivaci colori, che danno alle nuove forme una connotazione ironica e gioiosa. Nella scelta dei materiali e delle tematiche affrontate, forse ha agito, per deformazione professionale, l'attività di medico nel campo della Sanità pubblica, fra i cui ambiti di intervento ci sono la tutela dell'ambiente e la promozione della salute. In tal senso ha sviluppato iniziative artistiche a sostegno dei diversamente abili o per cercare di evidenziare i benefici della creatività sullo stato di benessere della persona. Negli ultimi 10 anni ha cominciato ad "esporsi",partecipando a mostre in più località della provincia di Novara, in diverse città italiane (Milano, Torino, Venezia, Firenze,Genova, Ferrara, Imperia, Massa, Rovereto, Lecce,Orvieto,Salerno etc.) e all’Estero (Parigi, Dordogna, Montecarlo).
Premi e segnalazioni:
V Biennale di arte contemporanea di Pero (MI) : premio per l'opera più originale;
Città di Foglizzo(TO)-3 edizione : premio del pubblico Concorso “Cultura sostenibile” organizzato da Mdarte-Milano : 2° classificato; 12° Premio nazionale d’arte Città di Novara: premio di segnalazione.
NOTA CRITICA
Tratta da "Terza Dimensione” editoriale Giorgio Mondadori – 2011 a cura di Paolo Levi e Virgilio Patarini.
Nei giocosi, ironici, ingegnosi assemblaggi di Paolo Lo Giudice l’inerte, l’inanimato prende forme e sembianze di essere animato, diviene “animale” fantastico o cartone “animato” reinterpretato. Il pezzo di macchina o l’utensile rotto o il macchinario in disarmo, viene smontato e rimontato con la precisione di un ingegnere folle che ha deciso di sostituire il principio dell’utilità e della funzionalità con quello forse più utile e funzionale del divertimento e della fantasia. E un pezzo di motorino che non funziona più o un frullatore rotto può servire a rimettere in moto la nostra intelligenza e aggiustare la nostra allegria. Con un sovrappiù di riflessione sulle forme “biomorfe” che si celano negli ingranaggi delle forme meccanomorfe. E forse anche di velata nostalgia. L’artista rievoca attraverso una marmitta rovesciata il corpo e il collo di aironi e altri sontuosi volatili, che proprio tante marmitte scoppiettanti (e funzionanti) stanno portando al rischio di estinzione. E il canto del cigno di metallo nasconde dietro la risata beffarda forse una nota sorda e vibrante di sarcasmo che sfuma nell’amarezza e nella malinconia. E non è un caso allora che Lo Giudice abbia, tra i tanti personaggi, un giorno rievocato con pezzi di ferro e bulloni la maschera tragicomica di Charlot. Anche Paolo Lo Giudice, come Charlot, ci fa sorridere sui“Tempi moderni”, con un fondo di struggente nostalgia. Anzi, no, per essere precisi Paolo Lo Giudice, a differenza di Charlie Chaplin, ci fa sorridere sui nostri “Tempi Post Moderni”, ovvero post-industriali, post-umani, postulanti, posticci, postribolari... E come un Mago di Oz dalla discarica del nostro consumismo meccanizzato egli fa sorgere eserciti di ferri-vecchi in rivolta armata …no, non armati di rivoltelle, ma di risate". E, si sa, sarà una risata che ci seppellirà… speriamo almeno di essere morti,per allora.
Virgilio Patarini
SITI:
www.scultura.org/Members/paolo_lo_giudice
www.museodelriciclo.it/autori/41/
http://www.equilibriarte.net/member/14420